Vitigno autoctono Orisi nel nuovo Disciplinare Terre Siciliane Igt

Vitigno autoctono Orisi nel nuovo Disciplinare Terre Siciliane Igt

Milano, 2 ago. (askanews) – Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo Disciplinare Terre Siciliane Igt, il vitigno Orisi torna ufficialmente tra le varietà ammesse, segnando un passaggio storico per la viticoltura siciliana. Il recupero di questa varietà autoctona è stato possibile grazie al lavoro di Santa Tresa, Tenuta di Vittoria (Ragusa) guidata da Stefano Girelli.

Fino ad oggi l’Orisi, reimpiantato attraverso un progetto sperimentale della Regione Sicilia, non poteva essere menzionato sulle bottiglie. Il vino rosso prodotto da Santa Tresa, un 100% Orisi, riportava solo una “O”, simbolo del suo nome “non scritto”. Con la modifica al Disciplinare, l’Orisi può ora essere riconosciuto in etichetta, concludendo un percorso che unisce ricerca e storia dell’enologia siciliana.

Il vitigno Orisi, nato dall’incrocio spontaneo tra Sangiovese e Montonico Bianco, era sopravvissuto in pochi esemplari nei Nebrodi. Il recupero è iniziato nel 2003 grazie a un piano regionale di valorizzazione dei vitigni autoctoni, che ha coinvolto il vivaio regionale Federico Paulsen di Marsala e l’azienda Santa Tresa.

Secondo il dossier elaborato dal Dipartimento regionale dell’Agricoltura della Regione Siciliana, l’Orisi è un vitigno di medio vigore, con portamento semi-eretto dei germogli, viticci corti e femminelle poco sviluppate. Il ciclo vegetativo inizia nella terza decade di marzo con germogliamento precoce, prosegue con la fioritura a fine maggio, l’invaiatura a fine luglio e la maturazione a fine settembre, risultando così mediamente lungo. La produttività è buona e costante negli anni, grazie sia al grappolo di dimensioni medio-elevate sia alla fertilità dei germogli. Il vitigno si adatta alle principali forme di potatura, non mostra particolari problemi rispetto alle malattie e si innesta bene sui portainnesti più diffusi. I vini ottenuti da Orisi risultano equilibrati, con una gradazione alcolica leggermente inferiore alla media e una buona acidità. L’Orisi, di colore rosso rubino tenue, può essere utilizzato anche per produrre vini rosati o bianchi.

Nel vigneto sperimentale di Santa Tresa, che si estende su circa 5.600 metri quadrati con 2.830 piante, sono presenti 18 vitigni e circa 31 fenotipi diversi, in uno spazio dedicato alla biodiversità della vitivinicoltura siciliana. In questi anni dalle 16 piante iniziali del campo sperimentale, sono stati ottenuti 1.523 ceppi di Orisi, coltivati a spalliera su terreni franco sabbiosi e minerali, con uno strato di calcareniti compatte. “Oltre al dato tecnico, che consente l’utilizzo in etichetta del nome varietale, per noi di Santa Tresa significa anche il riconoscimento dell’impegno che nasce dal nostro campo sperimentale, dalla tecnica agronomica, passa dalle micro-vinificazioni e giunge, grazie alla cultura enologica, al riconoscimento normativo” commenta Stefano Girelli, alla guida di Santa Tresa (e dell’altra Cantina, Cortese, sempre a Vittoria) insieme con la sorella Marina.

La vinificazione della “O” di Santa Tresa segue un protocollo definito: vendemmia manuale a settembre, refrigerazione, fermentazione in botti di rovere di Slavonia e un lungo affinamento sulle bucce fino alla vendemmia successiva, prima di un riposo in acciaio di 4-5 mesi. Di Orisi, l’azienda agricola ne produce ogni anno poche centinaia sulle circa 300mila complessive divise in 11 etichette.

Santa Tresa ha una Tenuta di 50 ettari, di cui 39 coltivati a vite, in una piana delimitata dal fiume Dirillo a Nord, dai monti Iblei a Est e dal mare a Sud e a Ovest. Le sue origini risalgono al 1697 quando la contrada fu dedicata a Santa Teresa, poi trascritta in dialetto come Santa Tresa. Nel 2001 i fratelli Stefano e Marina Girelli, imprenditori trentini, acquisirono e rinnovarono la Tenuta, convertendola alla produzione biologica, potenziando la cantina e sostenendo pratiche enologiche a bassa interferenza, con un forte impegno per la biodiversità e la sostenibilità ambientale. La Cantina di Vittoria custodisce cloni autoctoni di Frappato, Nero d’Avola e Grillo, oltre ai “vitigni reliquia” Orisi e Albanello, quest’ultimo, originario del Siracusano, proposto nell’etichetta “Insieme”: un blend bianco che nasce dall’unione con Zibibbo (35%) e Fiano (10%).

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