
Vino, innovazione per il Nero d’Avola: concluso progetto “InnoNDA”
Milano, 1 lug. (askanews) – Si è concluso ufficialmente il progetto “InnoNDA”, acronimo di Innovazione del Nero d’Avola, promosso da Assovini Sicilia con il contributo dell’Università degli Studi di Milano, Isvea e quattro Cantine dell’Isola. Il progetto ha affrontato alcune delle sfide più urgenti per la viticoltura siciliana: adattamento ai cambiamenti climatici, sostenibilità e riduzione del grado alcolico nei vini.
Avviato nell’aprile 2024, “InnoNDA” ha concluso le attività di ricerca nel giugno 2025, presentando i risultati nel corso di due “Giornate di campagna” svoltesi presso Feudi del Pisciotto e Tenuta Rapitalà. A coordinare il progetto le professoresse Daniela Fracassetti e Ileana Vigentini dell’Università di Milano, assieme a Tenuta Rapitalà, Feudi del Pisciotto, Dimore di Giurfo e Tenute Lombardo.
“‘InnoNDA’ è un progetto complesso ma concreto, frutto della sinergia tra imprese e università” afferma Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia, spiegando che “accende un riflettore su problematiche reali e propone soluzioni capaci di rafforzare la competitività delle aziende senza tradire l’identità del vitigno”.
Quattro le aree di ricerca sviluppate. La prima ha riguardato strategie tecnologiche per la riduzione dell’alcol, con l’impiego di tecniche fisiche come l’osmosi inversa e il contattore a membrana, capaci di preservare l’equilibrio aromatico e strutturale del vino. La seconda area ha esplorato le potenzialità dei lieviti non-Saccharomyces in combinazione con Saccharomyces cerevisiae, un’interazione che ha consentito una riduzione fino al 2% del grado alcolico, migliorando la resa aromatica. Inoltre, l’utilizzo della tecnica “Evoluzione adattativa in laboratorio” (Ale) ha permesso di selezionare ceppi capaci di produrre meno etanolo e più glicerolo, incrementando la rotondità gustativa. Il terzo ambito ha coinvolto l’utilizzo di anfore in terracotta per macerazione e affinamento, rivelatesi efficaci nel valorizzare le note speziate e balsamiche e nel migliorare persistenza e complessità rispetto alle vinificazioni in acciaio.
Infine, lo studio della biodiversità del Nero d’Avola ha evidenziato come le vigne più vecchie offrano maggiore acidità e concentrazione di antociani e flavonoidi. Le fermentazioni spontanee hanno inoltre mostrato un microbiota ricco e territoriale, determinante per l’identità aromatica dei vini.
“Il progetto ‘InnoNDA’ ha dimostrato che è possibile produrre Nero d’Avola a bassa gradazione senza comprometterne le qualità” spiega Daniela Fracassetti, responsabile scientifica del progetto, sottolineando che “l’uso delle anfore ha esaltato i caratteri sensoriali, e la ricerca sul terroir conferma l’importanza di età e provenienza delle vigne sulla qualità finale. Proseguire su questa strada potrà rafforzare ulteriormente l’identità della viticoltura siciliana”.