
UniCredit, Ue a Italia: Golden Power potrebbe violare regole
Bruxelles, 14 lug. (askanews) – La Commissione europea ha inviato all’Italia una lettera con una valutazione preliminare in merito alle condizioni imposte dalle autorità nazionali all’acquisizione di Banco Bpm da parte di UniCredit, e in particolare al decreto che prevede l’uso del “Golden Power” per motivi di “sicurezza pubblica”, avvertendo che potrebbero costituire una violazione dell’articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni (“Eumr”) e di altre disposizioni del diritto comunitario.
Le condizioni a cui si riferisce la valutazione critica della Commissione sono quelle previste dal Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 18 aprile 2025, che impone determinati obblighi all’entità risultante dalla fusione derivanti dall’acquisizione di Banco Bpm da parte di UniCredit, sulla base della normativa nazionale che autorizza le autorità (attraverso l’uso del cosiddetto “Golden Power”) a passare al vaglio gli investimenti in società attive in determinati settori di importanza strategica, tra cui il settore bancario.
Il 26 maggio 2025, la Commissione aveva inviato una richiesta di informazioni all’Italia chiedendo chiarimenti per una migliore comprensione del decreto. Intanto, dal punto di vista della concorrenza, il 19 giugno la Commissione ha approvato l’Ops di Unicredit su Banco Bpm ai sensi del regolamento Ue sulle concentrazioni, subordinatamente all’attuazione di determinate condizioni.
Separatamente, l’Italia ha risposto a Bruxelles l’11 giugno 2025 riguardo alle richieste di chiarimenti sul decreto e sull’uso del “Golden Power”. Dopo aver valutato attentamente la risposta, la Commissione ha concluso, in via preliminare, che il decreto potrebbe violare l’articolo 21 del Regolamento Rmue.
La Commissione ricorda che, ai sensi dell’articolo 21, paragrafo 4, del Regolamento Ue sul Mercato Interno (Rmue), gli Stati membri possono adottare in casi come quello in questione delle misure appropriate per tutelare “interessi legittimi”, ma “a condizione che siano compatibili con i principi generali e le altre disposizioni del diritto dell’Ue, e che siano appropriate, proporzionate e non discriminatorie”. Queste misure, inoltre, restano soggette al vaglio della Commissione stessa, in particolare per salvaguardare la propria competenza ai sensi del Regolamento Rmue, e per evitare la frammentazione del mercato unico.
In particolare, sebbene la sicurezza pubblica costituisca, tra gli altri, un interesse legittimo e sia esplicitamente menzionata nell’articolo 21, paragrafo 4, del Rmue, la Commissione ritiene insufficiente la spiegazione adottata dal governo italiano per giustificare le condizioni imposte con il decreto, che evocano, appunto motivi di sicurezza pubblica. Inoltre, la Commissione osserva che avrebbe probabilmente dovuto riesaminare il decreto prima della sua attuazione. La valutazione preliminare rileva infine che il decreto potrebbe essere incompatibile con altre disposizioni del diritto dell’Ue, tra cui quelle sulla libera circolazione dei capitali e sulla vigilanza prudenziale da parte della Banca centrale europea.
La valutazione preliminare inviata oggi invita l’Italia a presentare le proprie osservazioni. Nel frattempo, la Commissione nota che, separatamente, un tribunale italiano ha annullato parzialmente il decreto il 12 luglio 2025. La Commissione annuncia quindi che “valuterà i prossimi passi, in base alla risposta dell’Italia alla valutazione preliminare e alla sentenza del tribunale italiano”.