Un anno da Cutro, la marcia per la verità e la giustizia sulla strage
Familiari pronti a fare causa allo Stato italiano. Al corteo presente Schlein
Crotone, 25 feb. (askanews) – “26 febbraio, mai più stragi di migranti nel Mediterraneo”. Sono stati i superstiti e i familiari delle vittime del naufragio di Cutro a tenere lo striscione che, sotto la pioggia battente, ha aperto la manifestazione nel centro di Crotone “per non dimenticare”, a un anno dalla tragedia che è costata la vita a 94 migranti, di cui 34 bambini, e che da piazza Nettuno (di fronte al mare, dove oggi è stato inaugurato il giardino del piccolo Alì) si è diretta al Palamilone dove lo scorso anno erano state adagiate le bare.
“Giustizia e verità”, “basta stragi di Stato”, il grido. Al loro fianco la Rete 26 febbraio, che si compone di circa 400 associazioni che in questi mesi li hanno supportati e che ha organizzato i tre giorni che culmineranno stanotte con la veglia sulla spiaggia di Steccato di Cutro di fronte al luogo in cui la Summer Love si è infranta su una secca andando in mille pezzi, all’alba.
Nessun rappresentante del governo ha partecipato agli eventi salvo, venerdì, una visita lampo del ministro degli Interni Matteo Piantedosi, senza preavviso, con le sole autorità e senza alcun incontro. “I 52 familiari e sopravvissuti che sono arrivati da ogni parte d’Europa non hanno incontrato nessuno, non hanno ricevuto niente e non sono stati invitati dalle istituzioni ma portati qui dalle associazioni”, puntualizza la portavoce della Rete Manuelita Scigliano, che ricorda le “promesse non mantenute” dell’esecutivo Meloni.
E il grido si trasformerà in una richiesta sempre più pressante di “verità e giustizia”: i familiari e alcuni sopravvissuti hanno deciso che faranno causa allo Stato italiano. “Abbiamo svolto delle indagini difensive, abbiamo raccolto testimonianze”, spiega l’avvocato Marco Bona, socio fondatore dello studio Bona Oliva e associati che rappresenta i sopravvissuti e circa 50 familiari e che assicura la fondatezza degli “elementi raccolti”. “Il naufragio – è stata la testimonianza di Nigeena Mamozai e della cognata Adiba Ander – poteva essere evitato. Un elicottero ha sorvolato la Summer Love circa sette ore prima che la barca si infrangesse” su una secca a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro. “Non era un aereo”, hanno sottolineato, esauste e provate dal viaggio e dai dolorosi ricordi.
La causa, ha proseguito Bona, si affiancherà al procedimento penale, che riguarda le responsabilità individuali e che è in corso dall’indomani dei fatti, “ma in una tragedia di questo tipo è anche molto importante accertare le responsabilità istituzionali e organizzative, al livello ministeriale e di governo e anche al livello dell’agenzia europea Frontex”.
Al corteo a Crotone si è unita la segretaria del Pd Elly Schlein con una piccola delegazione del partito (tra cui Marta Bonafoni, Pierfrancesco Majorino, Pietro Bartolo, Laura Boldrini), dopo aver incontrato sulla spiaggia di Steccato di Cutro alcuni volontari della Protezione Civile e alcuni pescatori che furono tra i primi ad arrivare e “si trovarono davanti quella notte una scena apocalittica”. “Come è stato possibile che queste 94 persone siano annegate nonostante le segnalazioni, come è stato possibile vedere 34 bambini annegare, come è stato possibile che non siano usciti i mezzi piú adeguati per salvarli, nessuna risposta è ancora arrivata dal governo?”, ha poi osservato Schlein, la quale rivolta al rifugiato politico afghano Jamshidi Gulaqa, ha affermato: “Noi non ci fermeremo nel chiedere verità e giustizia per tutte le vittime, per suo cugino, la moglie e le due figlie”.
“Lo Stato italiano, le autorità, quella notte, hanno fatto una sola uscita che è stata di polizia e non di soccorso”, ha detto durante una conferenza stampa Lidia Vicchio dell’Asgi la quale ha ricordato che “pende alla Procura della Repubblica di Crotone l’esposto presentato da 40 associazioni nel quale si racconta quello che è successo, e cioè che quelle persone non sono state salvate”.
Di “omissioni, mancato soccorso e indifferenza”, ha parlato il già primo dirigente medico della polizia di Stato, Orlando Amodeo, che ha confermato le accuse lanciate all’indomani della tragedia. “Quando il ministro dell’Interno mi dice che con il mare Forza 4 non si può fare un salvataggio, quel ministro mente”. “La strage di Cutro non sarebbero avvenuta – ha evidenziato Luciano Scalettari di ResQ – se la nostra azione nel suo insieme avesse avuto” la convinzione che “non ci sono essere umani di serie B. I morti di Cutro non meritavano l’impegno per essere salvati”.