Thailandia, Pita imbarca alleati: vuol diventare premier

Thailandia, Pita imbarca alleati: vuol diventare premier

La vittoria che spaventa tradizionalisti: vuol riformare monarchia

Roma, 18 mag. (askanews) – Pita prova a formare una coalizione per esprimere un governo. Il giovane leader del partito Move Forward, che ha vinto le elezioni politiche domenica in Thailandia, sta cercando di smuovere le acque nella scalata al potere e oggi ha annunciato che altre due formazioni si sono unite alla sua coalizione. Lo segnala il South China Morning Post.

Il 42enne Pita Limjaroenrat si è presentato alla guida di un partito che ha raccolto consensi tra i giovani, con le sue istanze di riforma del sistema politico e anche della monarchia tailandese. Una posizione, quest’ultima, che allarma i tradizionalisti, in un paese che ha visto negli ultimi nove anni un governo espressione di un golpe militare, guidato dall’ex capo dell’esercito Prayuth Chang-o-cha.

Domenica Move Forward ha ottenuto 152 seggi – che però devono ancora essere ratificati – in una vittoria-shock, espressione della grande voglia di cambiamento nel paese del Sudest asiatico. Il voto per un partito progressista relativamente nuovo ha emesso un verdetto devastante su nove anni di governo legato ai militari e ai vecchi poteri.

A Move Forward si sono uniti Pheu Thai, il favorito prima del voto, e altri sei piccoli partiti pro-democrazia, arrivando a 313 seggi dei 500 disponibili nel voto di domenica.

Pita rivendica di avere ottenuto il mandato popolare e il suo partito è determinato a cogliere l’attimo per formare un governo prima che i suoi rivali conservatori abbiano il tempo di riorganizzarsi. “Ho il consenso per formare una coalizione in questo momento”, ha detto Pita ai giornalisti, affiancato dagli altri sette membri della coalizione.

Tuttavia mancano ancora 63 voti per formare una maggioranza di 376 nelle due camere del parlamento thailandese, necessaria per l’espressione di un primo ministro. Ciò significa che il paese rischia di essere paralizzato per mesi, prima di avere un governo democratico. Questo specialmente se il blocco conservatore tentasse di mettere insieme una propria coalizione alternativa.

“Voglio assicurare al pubblico che la mia coalizione si sta saldamente affermando, c’è slancio, ci sono progressi”, ha aggiunto Pita. “Abbiamo anche una tabella di marcia molto chiara da oggi fino al giorno in cui diventerò primo ministro”.

Al percorso istituzionale, però, Pita affianca anche il movimentismo di piazza, a cui non rinuncia in questo momento, anche per ricordare all’establishment che è pronto a mobilitare i cittadini in caso di vittoria scippata.

Non sarà facile per il giovane e telegenico leader. La democrazia tailandese è sotto schiaffo, con un Senato che ha dentro 250 membri nominati i quali potrebbero decidere di votare contro la nomina di Pita come capo del governo. Diversi senatori hanno già rilasciato dichiarazioni bellicose, annunciando che si opporranno a qualsiasi partito che metta sul tavolo il ruolo della monarchia.

Move Forward vuole riformare – non abolire – la legge sulla lesa maestà, in base alla quale negli ultimi due anni sono stati incriminati tanti giovani manifestanti pro-democrazia, alcuni solo adolescenti.

Pita ha ribadito in ogni sede la volontà di mettere mano alla questione, ma è difficile riuscire a riformare una legge che criminalizza il fatto stesso di discutere del ruolo della monarchia.

Bhumjaithai, il terzo classificato con 70 seggi previsti, ha indicato che non appoggerà nessun primo ministro che sostenga la modifica o l’abolizione di una legge sulla lesa maestà. “Questo è il principio fondamentale di Bhumjaithai che non può essere modificato o negoziato”, ha affermato il partito in una dichiarazione pubblicata mercoledì su Facebook. “Bhumjaithai non può votare per un candidato primo ministro di un partito che ha una proposta per modificare o abolire l’articolo 112”.

La Thailandia ha assistito in media a un colpo di stato ogni sette anni dal 1932, da parte di un esercito monarchico che rifiuta di lasciare il potere ai governi civili. Prayuth ha guidato l’ultimo colpo di stato nel 2014, ha messo in campo una nuova costituzione, nominando i membri del Senato. Una mossa per bloccare ancora di più la democrazia tailandese.

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