
Salute, siglato “patto” su dati sanitari e AI
Milano, 6 giu. (askanews) – Un “Data Pact”, un accordo per traghettare la sanità e la ricerca italiana ed europea nel futuro attraverso l’applicazione efficace e condivisa e del Regolamento sullo Spazio Europeo dei Dati Sanitari (Ehds) e dell’Ecosistema dei Dati Sanitari (Eds) italiano, le due novità normative entrate in vigore nel marzo 2025. È questo il “patto” stretto oggi alla Camera dei Deputati da rappresentanti del Ministero della Salute, della Commissione Ue, delle Commissioni Parlamentari, delle Regioni, di numerose altre istituzioni, del mondo della ricerca, di esperti, imprese e stakeholder.
“Lo Spazio Europeo dei Dati Sanitari invita all’apertura e alla condivisione. Nella normativa si difende la sicurezza e la tutela dei dati personali e si supera il consenso come unica base giuridica per l’accesso e il riuso dei dati sanitari introducendo per i cittadini un’opzione di opt-out. A prevalere è l’interesse collettivo alla cura, alla prevenzione e alla ricerca per costruire un Europa più in salute. Inoltre, la condivisione dei dati sanitari genererà 11 miliardi di euro di risparmi nel prossimo decennio e una crescita del 20-30% nel settore della sanità digitale secondo le stime UE”, ha affermato Felicia Pelagalli, coordinatrice dell’evento. Una rivoluzione epocale nella sanità digitale, quella attesa con l’Ehds, che suggerisce la creazione di un laboratorio dinamico e pluralista per sviluppare proposte operative, concrete ed efficaci di contestualizzazione della normativa europea sullabase di feedback sui casi d’uso avanzati dagli stakeholder sia per l’assistenza sanitaria primaria che per gli usi secondari.
Questo percorso decisionale condiviso si configura in un “Data Pact” aperto a tutti i portatori di interessi per accompagnare, a livello nazionale ed europeo, i 4 anni di transizione attraverso l’ascolto delle esigenze dei diversi contesti (cittadini, strutture sanitarie, imprese), il monitoraggio dei diversi passi nell’attuazione, l’avvio di simulazioni in ambienti protetti e controllati (le cosiddette sandbox) che offrano l’opportunità di testare e sviluppare nuove soluzioni tecnologiche utilizzando dati sanitari reali, senza compromettere la privacy dei pazienti o violare le normative.