Russo Messina: le Tenute Marchesi di Rampingallo puntano sull’estero

Russo Messina: le Tenute Marchesi di Rampingallo puntano sull’estero

Dall’Asia al Medio Oriente, prossima tappa il Brasile e poi Usa

Roma, 13 apr. (askanews) – Le attività della nuova gestione sono partite soltanto nel 2012, ma le origini delle Tenute Marchesi di Rampingallo risalgono addirittura al 1247. L’impresa siciliana, con sede a Salemi, in provincia di Trapani, produce vino, olio, pasta, sott’oli e marmellata e ha una spiccata propensione verso l’export: un’inclinazione dettata dalla pandemia ma anche dalla vocazione del titolare, Vito Russo Messina che ad askanews ha spiegato quali sono i prossimi obiettivi. L’azienda, infatti, esporta quasi il 90 per cento della produzione e la fanno da padrone i mercati asiatici.

Le Tenute Marchesi di Rampingallo, dove si coltivano 21 tipologie di uva su 270 ettari di vigneto a corpo unico, “esportano il 7-10% della produzione sui mercati europei, tra cui la Bulgaria, i Paesi Bassi e la Germania, come aree dove il prodotto è maggiormente apprezzato, e poi anche Francia e Grecia, quest’ultima raggiunta appena l’anno scorso”, spiega il titolare.

Il resto della produzione è destinata ai mercati extra-europei: “Siamo già presenti in Messico, Giappone, Singapore, a Taiwan e ci stiamo poi affacciando in Sudafrica. Il mondo asiatico mi è sempre piaciuto, è un mondo affascinante, dove si assiste a trattative laboriose ma che danno soddisfazione. Abbaimo puntato su quest’area perché è evidente nel mercato asiatico l’amore per tutto quello che è Made in Italy, dall’agroalimemntare al wine, dai gioielli alla cultura”.

L’azienda siciliana, però non si ferma qui, perché anche grazie a una digitalizzazione molto rafforzata, che le ha garantito di accedere agli standard di Industria 4.0, e punta ai Paesi africani, al Medio Oriente e al Brasile: “Abbiamo un ufficio a Dubai grazie alla collaborazione con la Camera di commercio italiana, un punto di appoggio che ci consente di gestire i mercati della penisola arabica e del vicino Egitto. In quest’area vendiamo anche vini dealcolizzati, cioè con un tasso alcolico più basso, che possono essere consumati rispettando le norme religiose in vigore”.

“A fine novembre avremo una serie incontri per approcciare il mercato del Brasile dove, secondo i dati a disposizione, c’è una fascia medio alta di consumatori che cerca e vuole la qualità”, spiega Russo Messina parlando di “2-3 prodotti che sono adatti al mercato brasiliano”. Infine, un occhio è puntato a Stati uniti e Canada, dove “abbiamo chiesto le autorizzazioni e le certificazioni per il prodotto e per le strutture di produzione”.

Un’internazionalizzazione che è stata possibile anche grazie ai fondi del Patto per l’export, aggiunge il titolare: “Abbiamo utilizzato questi strumenti di agevolazione fino al 2022 sia per il sostegno delle spese per la presenza fisica negli stand sia per le agevolazioni sul credito. E’ un peccato che queste facilitazioni non siano state rinnovate nelle stesse modalità e che si sia tornati a un periodo pre-pandemia. Purtroppo le catene di approvvigionamenti risentono ancora delle strozzature e i costi di gestione restano alti, come quelli dei materiali, tra cui vetro e cartone. Questo ci costringe a limare l’utile aziendale perché aumentando il prezzo per compensare i costi si rischia di andare fuori mercato”.

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