
Riforma test Medicina, Testbusters: per 80% studenti è inefficace
Milano, 10 giu. (askanews) – Il passaggio dal test di ammissione al semestre ad accesso libero con triplice test finale previsto dal decreto attuativo che riforma gli accessi alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria potrebbe comportare un costo dieci volte superiore a quello del precedente modello, arrivando a costare oltre mezzo miliardo di euro all’anno, a fronte di: impatti negativi sulla qualità della formazione, sovraffollamento degli atenei e mancato contrasto alla fuga di personale medico dal Sistema Sanitario Nazionale verso il privato e l’estero. E’ quanto emerge da un’indagine di Testbusters, realtà impegnata nell’orientamento e nella preparazione peer-to-peer alle ammissioni universitarie, svolta coinvolgendo oltre mille studenti italiani tramite interviste e analisi di studi e dati disponibili con lo scopo di valutare i rischi concreti della riforma voluta dalla Ministra Bernini proprio per risolvere alcune criticità del Ssn. Circa otto studenti su dieci non sono d’accordo con il provvedimento, ritenuto inefficace, e temono i prolungati carichi di stress, mentre solo il 4% si sente più sicuro rispetto al proprio futuro universitario e professionale con il nuovo sistema.
Con la riforma cambiano le modalità di selezione e accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria a partire dall’anno accademico 2025/2026, fatta eccezione per quelle private e per quelle in lingua inglese (IMAT). Dal tradizionale test a risposta multipla si passa al cosiddetto “semestre filtro” ad accesso libero, durante il quale verranno sostenuti dagli studenti tre esami, ovvero prove scritte standardizzate e svolte in contemporanea nazionale in un unico giorno, su altrettante materie specifiche: chimica e propedeutica biochimica, fisica e biologia. I risultati daranno accesso ad una graduatoria nazionale per stabilire quali studenti potranno proseguire nel percorso secondo criteri omologati. Chi non dovesse superare il semestre, potrà passare ad altre facoltà di area biomedica, sanitaria, farmaceutica, e veterinaria che considereranno validi i CFU acquisiti nel semestre filtro ripetibile per un massimo di tre volte. Al momento dell’iscrizione diventa obbligatoria la doppia scelta, ovvero l’iscrizione anche ad un corso di laurea affine in cui convogliare in caso di mancato superamento del primo semestre. L’iscrizione al corso di laurea di seconda scelta sarà gratuita e gli studenti potranno frequentare due corsi contemporaneamente, anche in atenei diversi e senza costi aggiuntivi. Le università saranno tenute ad accogliere gli studenti in sovrannumero e a garantire la didattica, scegliendo autonomamente se erogare la formazione in presenza oppure online.
Questa riforma voluta dalla ministra Bernini, presenta secondo diverse associazioni di studenti, docenti e personale medico numerose criticità, riassunte dall’indagine di Testbusters in tre quattro principali. Il primo scoglio è di natura economica e riguarda la copertura finanziaria: utilizzando gli ultimi dati disponibili dell’OCSE sul costo della formazione dei medici italiani, si stima che il nuovo sistema potrebbe costare fino a 500 milioni all’anno, mentre il mantenimento del precedente modello tra i 5 e i 10 milioni. In caso di assenza di risorse, si rischia una riduzione della qualità formativa, soprattutto considerando il passaggio da circa 60mila studenti chiamati a sostenere un unico test agli attesi 70-80mila iscritti al semestre filtro, in assenza però di un parallelo aumento di docenti e infrastrutture. Si presenteranno inoltre scogli di natura economica per le famiglie di molti studenti, che dovranno sostenere, oltre alla quota forfettaria di iscrizione al semestre filtro, affitti, logistica e materiale didattico nella totale incertezza sul futuro, complice anche il fatto che gli iscritti temporaneamente al semestre non sono formalmente immatricolati. Questo comporta la probabile esclusione da borse di studio, mense universitarie, alloggi pubblici e altre misure previste dal diritto allo studio. Il secondo rischio riguarda le difficoltà organizzative per gli atenei e il sovraffollamento nelle facoltà affini per gli studenti non ammessi al secondo semestre. Infine, il problema della carenza di medici in Italia, che la riforma intende parzialmente risolvere, non dipende tanto dall’accesso alle facoltà, quanto dalla difficoltà di trattenere i medici nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), già oggetto di definanziamento. L’Italia ha infatti un numero di medici superiore alla media OCSE, ma molti, circa 4.000 ogni anno, abbandonano il pubblico per il settore privato o per l’estero. L’ultimo punto riguarda proprio gli studenti: per l’81%, sei mesi di preparazione e valutazione comporteranno uno stato di stress e ansia prolungato, con possibili ripercussioni sulle scelte future, tanto più che, chi ha un “piano B” non previsto dalla riforma in caso di mancato superamento del semestre, finirà per perdere un anno di studi.
“Sul piano del test, cambia tutto ma non cambia sostanzialmente niente: l’unica novità tecnica della selezione è rappresentata dai quesiti a completamento, affiancati a quelli a scelta multipla. Con le lezioni che inizierebbero il primo settembre, inoltre, non è stata nemmeno nominata la commissione che dovrà formulare il syllabus per le facoltà di tutta Italia. In Francia è stato testato un modello simile di accesso libero con sbarramento successivo e si è rivelato fallimentare, tanto che lo stesso Presidente Macron lo ha definito un massacro generazionale. Modello bocciato anche dal Consiglio di Stato, che ne ha evidenziato le iniquità della valutazione e le inefficienze economico-logistiche. Se da un lato l’idea di superare il precedente test può incontrare consenso, dall’altro i problemi di risorse, sostenibilità e qualità della formazione restano aperti. Il rischio è che la riforma crei più problemi di quanti ne risolva, senza affrontare le vere criticità del SSN. Sarà fondamentale monitorare l’iter normativo e garantire un dialogo costante tra ministero, università e, soprattutto, studenti per evitare un cambiamento che potrebbe rivelarsi dannoso piuttosto che migliorativo” ha commentato Ludovico Callerio, amministratore delegato di Testbusters.