
Repubblica Dominicana, non solo spiagge: natura, esperienze autentiche e nuove rotte
Milano, 1 giu. (askanews) – Nel cuore dei Caraibi, la Repubblica Dominicana continua ad attrarre milioni di turisti ogni anno grazie alle sue spiagge di sabbia bianca e al clima stabile tutto l’anno. Ma dietro l’immagine da cartolina, l’isola sta cercando di ridisegnare la propria identità turistica, puntando su un’offerta più varia e sostenibile. Dai resort extralusso ai piccoli villaggi, dai parchi naturali alle destinazioni emergenti, il Paese vuole smarcarsi dallo stereotipo del ‘tutto incluso’ e proporsi come meta per viaggiatori curiosi, attenti all’ambiente e desiderosi di esperienze autentiche.
Punta Cana resta il principale punto d’accesso, soprattutto per chi arriva dall’Europa. Gli hotel all inclusive dominano la costa, ma negli ultimi anni si sta cercando di integrare il modello classico con attività fuori resort: tour naturalistici, visite culturali, percorsi enogastronomici. L’obiettivo è spingere i turisti a uscire dalla “bolla” dell’hotel per incontrare il territorio.
Diversi operatori offrono pacchetti verso le regioni interne e la costa meridionale, con tappe a villaggi rurali, piantagioni di cacao e caffè, e riserve naturali ancora poco battute. È un cambio di paradigma: la Repubblica Dominicana non è più solo relax, ma anche contatto con la natura e le comunità locali.
Lo conferma Maria Grazia Battaglia, fondatrice e direttrice di Colonial Tours, tour operator attivo da trent’anni in Repubblica Dominicana: “L’italiano oggi non vuole più solo la spiaggia. È un viaggiatore curioso, che cerca autenticità. Per questo proponiamo sempre di combinare il soggiorno balneare con un piccolo circuito nell’entroterra o in zone meno turistiche. Luoghi come Samaná o Bahía de las Águilas, ancora intatti, lasciano sempre a bocca aperta”.
Bayahibe è un esempio di trasformazione ben riuscita: da villaggio di pescatori a centro turistico di medio livello, ma con una certa attenzione all’identità locale. Le escursioni verso l’Isola di Saona restano le più richieste, ma cresce anche l’interesse per immersioni, snorkeling e percorsi nella vicina area protetta del Parque Nacional del Este.
Poco più a ovest, Casa de Campo rappresenta il versante luxury della stessa costa: residenze private, campi da golf, centro equestre e Altos de Chavón, una replica in pietra di un villaggio mediterraneo del Cinquecento, costruita negli anni Ottanta come polo culturale e oggi sede di concerti, mostre e botteghe artigiane. È un’attrazione a sé, particolarmente apprezzata da chi cerca un contesto raffinato e riservato.
Tra le destinazioni emergenti, Miches si sta imponendo come laboratorio di un nuovo modello turistico. Situata sulla costa nord-orientale, offre un ambiente naturale ancora in gran parte intatto, fatto di lagune, spiagge deserte e foreste tropicali. Playa Esmeralda è il simbolo di questo potenziale: una lunga striscia di sabbia chiara affacciata su un mare tranquillo, dove sono nati progetti che puntano su qualità e sostenibilità.
Il Club Med Michès Playa Esmeralda, primo resort della catena in stile eco-chic, ha aperto la strada. L’area è ancora in fase di sviluppo, ma le autorità locali e gli investitori sembrano intenzionati a evitare gli errori commessi altrove: costruzioni a bassa densità, rispetto per le comunità locali, tutela degli ecosistemi costieri. Ma non è l’unico.
A pochi chilometri, è stato inaugurato anche il Viva Miches by Wyndham, un all inclusive che unisce servizi moderni e rispetto per il contesto naturale. Pensato per viaggiatori in cerca di comfort e contatto con l’ambiente, si inserisce in una zona ancora non urbanizzata, con un’offerta che guarda anche al benessere e all’esperienza locale.
Barbara Iancig, direttrice generale del Viva Miches by Wyndham, spiega: “Abbiamo una spiaggia vergine, chilometri di costa per passeggiare e le montagne proprio alle spalle. È un luogo ideale per chi cerca relax, natura e attività all’aria aperta. In inverno partiamo anche per le escursioni di avvistamento delle balene. Le famiglie ci scelgono perché trovano servizi adatti a tutte le età, e il clima è gradevole tutto l’anno, soprattutto per chi vuole sfuggire al freddo italiano.”
Alle spalle della costa, la Montaña Redonda offre uno dei panorami più spettacolari del Paese. Le famose altalene sospese nel vuoto sono solo l’attrazione più visibile: tutta l’area è perfetta per escursioni a cavallo, trekking o visite alle piantagioni di cacao e cocco, spesso gestite da cooperative locali.
Ma la Repubblica Dominicana non è fatta solo di litorali. Chi si spinge nella capitale, Santo Domingo, scopre una dimensione completamente diversa, profondamente legata alla storia. Fondata nel 1498 da Bartolomé Colombo, fratello di Cristoforo, è la prima città europea stabilita stabilmente nel Nuovo Mondo. Proprio qui si trovano la prima cattedrale, il primo ospedale e il primo palazzo del continente americano.
Il cuore storico della capitale, la Ciudad Colonial, è oggi al centro di un grande progetto di riqualificazione finanziato anche da fondi internazionali: pavimentazioni restaurate, illuminazione nuova, ristrutturazioni conservative di edifici cinquecenteschi e incentivi per attività culturali e creative. L’obiettivo è trasformare l’area in un polo vivo, dove storia, arte e vita urbana si intrecciano. Passeggiare lungo Calle Las Damas, visitare l’Alcázar de Colón o sedersi nei caffè di Plaza España significa fare un salto di cinque secoli indietro senza rinunciare al presente.
La Repubblica Dominicana ha un patrimonio naturale sorprendente, spesso poco conosciuto. Lo Scape Park di Cap Cana, ad esempio, è un parco tematico immerso nella giungla, dove si può fare zipline, esplorare grotte calcaree o nuotare in cenote d’acqua dolce. È pensato per famiglie, ma funziona anche come esperienza educativa su geologia, fauna e flora locale.
Altro esempio virtuoso è la Fundación Punta Cana, che gestisce una riserva ecologica di 600 ettari con sentieri, lagune e programmi di conservazione della biodiversità. È uno dei progetti più avanzati di turismo responsabile dell’area caraibica: promuove l’educazione ambientale, coinvolge le scuole e forma le guide locali.
Il turismo è oggi il motore principale dell’economia dominicana. Secondo i dati dell’associazione Asonahores, il comparto – considerando anche l’indotto – vale quasi un quinto del PIL. Nel 2024, l’occupazione media degli hotel ha superato l’80%, e le previsioni per il 2025 indicano oltre 11 milioni di arrivi. Gli investimenti esteri superano il miliardo di dollari l’anno, con oltre 9.000 nuove camere in costruzione entro il 2027. Il quadro normativo favorevole, in particolare la legge CONFOTUR, offre incentivi fiscali per chi investe in strutture ricettive e progetti eco-sostenibili. È un elemento chiave per spiegare la rapidità con cui nuove destinazioni stanno prendendo forma.
Accanto alle spiagge, cresce l’interesse per forme di turismo alternative. Samaná, con le sue baie tranquille e la stagione delle balene tra gennaio e marzo, sta attirando ecoturisti. Pedernales, al confine con Haiti, è al centro di un piano di sviluppo ambizioso che punta su turismo ambientale e parchi nazionali. Juan Dolio e Puerto Plata stanno puntando su sport acquatici, arte urbana e festival culturali.
Anche il turismo gastronomico è in espansione: ristoranti che valorizzano la cucina creola, mercati locali, percorsi del rum e del cacao. E parallelamente si sta muovendo anche il turismo interno, alimentato da una crescente classe media che riscopre il proprio territorio.
Sempre più viaggiatori vogliono sentire di aver vissuto il Paese, non solo di averlo visitato. Questo ha portato alla nascita di esperienze turistiche che mettono in contatto diretto con le comunità locali: workshop di cucina dominicana in villaggi rurali, laboratori artigianali con materiali naturali, giornate nei campi a fianco di agricoltori che coltivano cacao e tabacco con metodi tradizionali. In alcune zone, le famiglie ospitano turisti in casa per brevi soggiorni immersivi. È un modo diverso di viaggiare, che genera reddito diretto per chi vive nei territori e contribuisce a mantenere viva la cultura locale.
Come sottolinea Neyda García, direttrice dell’Ente di promozione turistica della Repubblica Dominicana in Italia, “il turista oggi vuole sentirsi parte del luogo, non solo spettatore. Cerca il contatto umano, la tradizione, il cibo, la storia. E qui trova tutto questo: la natura ovunque, la gente che ti accoglie con il cuore, una cultura viva e autentica.”
Il vero nodo sarà mantenere questo equilibrio tra crescita e conservazione. La pressione degli investimenti è alta, e alcune zone rischiano di perdere il proprio carattere originario sotto il peso di progetti troppo invasivi. Ma il governo – insieme a una rete crescente di imprenditori, ONG e comunità locali – sembra aver colto la posta in gioco: la bellezza della Repubblica Dominicana non sta solo nei suoi paesaggi, ma anche nel modo in cui riesce a proteggerli mentre costruisce il suo futuro turistico. E questo, forse, è il messaggio più forte che il Paese vuole inviare oggi a chi sceglie di visitare la Repubblica Dominicana: viverla con rispetto, curiosità e consapevolezza. È così che si contribuisce, viaggiando, a proteggerne l’anima autentica.