
Rapporto agromafie: nasce fenomeno caporalato transnazionale
Roma, 20 mag. (askanews) – Organizzazioni transnazionali tra Italia e Paesi extra-europei, che agiscono come agenzie informali di intermediazione illecita della manodopera agricola. Indagini recenti hanno rivelato come queste reti, sfruttando anche i decreti flussi, organizzino l’arrivo di lavoratori dal subcontinente indiano (soprattutto India e Bangladesh), in cambio di ingenti somme. Una volta in Italia, questi lavoratori vengono sfruttati e costretti a lavorare per saldare il debito contratto, magari destinati ad altri settori, mentre gli imprenditori agricoli si ritrovano senza manodopera. E’ una delle novità emerse dal “Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia” elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio agromafie e presentato stamattina al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi a Roma, sede di Coldiretti.
Un meccanismo che, si spiega nel Rapporto, si basa sul fenomeno delle “imprese senza terra”. Si tratta di realtà che assumono la forma giuridica di cooperative e che si propongono alle aziende agricole come fornitrici di addetti, soprattutto stagionali. Ai lavoratori viene imposta l’adesione formale alla cooperativa, ma questa non porta in realtà nessun vantaggio. Al contrario, le retribuzioni possono risultare fino al 40% inferiori rispetto a quanto previsto dai contratti nazionali o provinciali, all’insaputa delle stesse aziende agricole che pagano il servizio alla cooperativa.
La presentazione del Rapporto coincide con l’approvazione in Italia del Ddl che introduce nel codice penale un nuovo titolo dedicato ai delitti contro il patrimonio agroalimentare, accogliendo le proposte della cosiddetta “Legge Caselli” e misure per tutelare la filiera agroalimentare e i consumatori, con particolare attenzione alla repressione delle frodi.
Ma se l’Italia si è dotata di un sistema sanzionatorio e di controllo all’avanguardia, il rischio è che il fenomeno agromafie sia sottovalutato nel resto d’Europa. Un pericolo, è una delle considerazioni fatte nel Rapporto, tanto più grave se si considera la dimensione ormai sovranazionale dell’azione dei sodalizi criminali. “L’individuazione delle agromafie in Europa – denuncia il Rapporto – risulta estremamente deficitaria. Oltre che in Italia, gruppi criminali organizzati che operano nel settore primario sarebbero stati individuati in Austria, Belgio, Germania, Slovacchia, Spagna e Paesi Bassi. Tuttavia, le loro attività non risultano monitorate con sistematicità”. Un discorso a parte è quello delle attività legate alle mafie cinesi, che starebbero aumentando l’interessamento per il settore agricolo mediante l’acquisto di terreni e piccole aziende di piccole, e per la stessa logistica.
Un altro fenomeno insidioso è rappresentato dall’italian sounding: il caso più evidente è quello dell’agropirateria internazionale, di cui il Parmesan, clone di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, o le varie imitazioni del Prosecco rappresentano i simboli più noti. Un mercato che ha raggiunto il valore record di circa 120 miliardi di euro. Ma a danneggiare gli agricoltori e i consumatori italiani è anche l’italian sounding di casa nostra, quella zona grigia dove, grazie al principio di ultima trasformazione contenuto nell’attuale codice doganale, è consentito spacciare per cibo italiano quello che italiano non è, ricorda Coldiretti.