Raccolto nazionale grano tenero: volumi +5% a 2,7 mln di tonn.

Raccolto nazionale grano tenero: volumi +5% a 2,7 mln di tonn.

Roma, 23 lug. (askanews) – Aumenta del 5% nel 2025 la produzione nazionale di frumento tenero: i volumi produttivi dovrebbero superare 2,7 milioni di tonnellate. Sono le stime rese note oggi da Italmopa, l’associazione industriali mugnai d’Italia, aderente a Confindustria e da FederPrima, la federazione italiana delle imprese dei cereali, della nutrizione animale e delle carni.

Il nuovo raccolto, si spiega, ha una qualità complessivamente soddisfacente, sotto il profilo sia merceologico, sia tecnologico, sia igienico-sanitario, anche per via di un andamento climatico favorevole che ha consentito di evitare il riproporsi delle severe criticità che erano state purtroppo riscontrate nel raccolto 2024.

“La produzione nazionale di frumento tenero appare in leggero incremento, nonostante l’andamento in controtendenza costatato in Emilia-Romagna, principale Regione di produzione del grano tenero”, evidenzia Vincenzo Martinelli, presidente Italmopa. L’incremento è dovuto più ad un aumento delle rese per ettaro piuttosto che delle superfici, che si confermano sostanzialmente stabili. “L’incremento dei volumi produttivi appare in ogni modo del tutto insufficiente a colmare – prosegue Martinelli – seppur solo parzialmente, il deficit strutturale dei volumi produttivi nazionali rispetto ad un fabbisogno interno, tutte le destinazioni d’uso incluse, di oltre 8 milioni di tonnellate, di cui 6,5 destinate all’industria molitoria”.

Il raccolto 2025 non presenta però, sotto il profilo qualitativo, i motivi di preoccupazione che erano emersi con il raccolto 2024″, aggiunge Francesco Vacondio, presidente della Sezione Molini a frumento tenero Italmopa. “Complessivamente pertanto, la disponibilità, per l’industria molitoria, di materia prima nazionale dovrebbe apparire più consistente rispetto alla percentuale di incremento dei volumi produttivi. Non sussiste infatti, se non del tutto marginalmente, e contrariamente al 2024, il rischio di un declassamento ad uso zootecnico di una parte significativa della produzione”.

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