
Primo Imperatore cinese inviò alchimisti a Ovest? Lite tra studiosi
Roma, 10 giu. (askanews) – Una scoperta archeologica potrebbe riscrivere la storia della Cina antica e della sua relazione con l’Eurasia e l’Occidente, in un momento quanto mai opportuno in cui Pechino riscopre la sua proiezione verso Ovest. Il rivenimento di un’iscrizione avrebbe confermato, secondo i media di stato cinesi, un’antica leggenda secondo la quale il Primo Imperatore – Qin Shi Huangdi (259-210 a.C.) – avrebbe inviato a ovest una missione di alchimisti alla ricerca dell'”elisir di lunga vita”. Lo racconta oggi il South China Morning Post.
La questione, tuttavia, è oggetto di acceso dibattito tra gli studiosi di storia cinese. I classici, infatti, menzionano una nota storia secondo la quale Qin Shi Huangdi avrebbe inviato una missione guidata dall’alchimista Xu Fu verso est e questi, ingannando lo stesso Primo Imperatore, non sarebbe più tornato impiantandosi in quello che oggi conosciamo come Giappone. Invece, non parlano in alcun punto di una missione verso occidente.
Il Primo Imperatore della Dinastia Qin, considerato il fondatore dell’Impero cinese, è conosciuto in tutto il mondo per il famoso Esercito di terracotta che serviva simbolicamente a proteggere la sua tomba. Fu l’unificatore della Cina nel III secolo a.C., sconfiggendo i cosiddetti Stati combattenti. Era un fervente taoista, sempre alla ricerca dell’elisir dell’immortalità.
Due giorni fa, il Guangming Daily, un giornale della galassia dei media statali, ha pubblicato un articolo in cui dà notizia del rinvenimento di un’iscrizione rupestre di 37 caratteri scoperta sull’Altopiano tibetano, vicino al Lago Zhaling nella provincia di Qinghai. Secondo l’articolo, sarebbe stata scoperta nel 2020 da un gruppo di archeologi cinesi durante una ricerca sul campo sulla riva settentrionale del lago.
Incisa nel caratteristico stile calligrafico della dinastia Qin, l’iscrizione racconterebbe una spedizione ufficiale diretta a ovest verso il leggendario Monte Kunlun – un monte sacro per i taoisti – durante il “ventiseiesimo anno” del regno di Qin Shihuangdi, ovvero il 221 a.C., con lo scopo dichiarato di cercare l'”elisir di vita”. Ma gli studiosi si sono divisi, anche perché l’ubicazione del leggendario Monte Kunlun è ancora oggetto di dispute accademiche. E ci sono anche sinologi che hanno puntato il dito contro una possibile falsificazione.
Il Lago Zhaling è uno dei più grandi laghi d’acqua dolce alla sorgente del Fiume Giallo. Situato a un’altitudine superiore ai 4.300 metri nel cuore dell’Altopiano Qinghai-Tibet, costituisce una porta strategica tra le pianure centrali della Cina e il Tibet. Si trova anche a circa 1.500 km da Xianyang, che fu la capitale della dinastia Qin.
“Nel ventiseiesimo anno dell’Imperatore Qin Shi Huang, l’Imperatore inviò i Cinque Gran Maestri Yi, guidando gli alchimisti, a viaggiare in carro verso il Monte Kunlun in cerca dell’elisir di vita. Giunsero in questo luogo nel giorno Jimao del terzo mese. Procedettero per circa 150 li (circa 75 km) ulteriormente fino alla loro destinazione finale”, è scritto secondo la traduzione fornita dal professor Tong Tao, docente di archeologia presso l’Accademia cinese delle Scienze sociali e membro della squadra di ricerca.
Secondo il Guangming Daily, “questa iscrizione su pietra non è solo l’unica iscrizione della dinastia Qin ancora esistente nel sito originale, ma è anche la meglio conservata”. Ma questa attribuzione ha scatenato un dibattito. Xin Deyong, professore di storia presso l’Università di Pechino, ha liquidato l’iscrizione come un falso. “Se l’iscrizione viene interpretata come suggerisce il testo esplicativo, sospetto fortemente che si tratti di un falso moderno, rappresentando un nuovo ‘piccoo nella contraffazione delle incisioni su pietra. Davvero ‘notevole'”, ha scritto Xin sui social media, secondo quanto riporta il SCMP.
Liu Zongdi, professore presso la Scuola di Lingua e Letteratura cinese dell’Università di Lingua e Cultura di Pechino, ha sollevato dubbi sulla tempistica della spedizione. “Questa stele afferma che i Cinque Gran Maestri arrivarono alla sorgente del fiume nel mese di marzo del ventiseiesimo anno”, ha scritto Liu esperto di mitologia, storia culturale e testi pre-Qin sui social media. “I Qin – ha continuato – avrebbero dovuto partire non più tardi dell’inverno o dell’autunno del venticinquesimo anno dell’imperatore. Hanno forse scelto il rigido inverno per intraprendere un viaggio fino alla sorgente del fiume? Stavano cercando l’elisir di vita, o forse la morte?”
Il Kunlun non è solo un simbolo significativo nella cultura tradizionale cinese, ma rappresenta anche la fonte spirituale e culturale della nazione cinese. Storicamente, sono esistite due visioni principali, e contrastanti, sull’ubicazione del Monte Kunlun: alcuni lo collocano nello Xinjiang, altri nel Qinghai.