Prandini a Von Der Leyen: stop a import sleale dai Paesi terzi

Prandini a Von Der Leyen: stop a import sleale dai Paesi terzi

La Pac deve rispondere alle esigenze di reddito delle imprese

Roma, 25 gen. (askanews) – Stop alla concorrenza sleale dei Paesi terzi, introducendo con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno, anche alla luce degli accordi di libero scambio in discussione come il Mercosur. Così il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel commentare le dichiarazione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento al Dialogo strategico con gli agricoltori.

In Italia nel 2023 sono più che raddoppiate le importazioni di grano dal Canada, “trattato in preraccolta con glifosato secondo modalità da noi vietate – denuncia Prandini – nel sottolineare la necessità che in Europa venga fatto valere il principio di reciprocità affinchè tutte le importazioni rispettino tutti i criteri in termini ambientali sanitari e nel rispetto delle norme sul lavoro vigenti nella Ue”.

“Una delle prime decisioni da prendere con questo Dialogo – sottolinea Prandini – deve vertere sulla necessità di adattare la futura Politica Agricola Comune (PAC) alle esigenze di redditività e competitività delle imprese agricole con un forte impegno alla semplificazione contro la burocrazia”.

Quindi, è urgente l’Unione Europea aumenti la propria capacità produttiva nell’agroalimentare e che faccia “scelte ambiziose in termini di bilancio UE, che dovrà riconoscere il ruolo centrale del settore agroalimentare se vogliamo mirare ad una sempre maggiore sovranità alimentare a livello europeo per garantire cibo sicuro per i nostri cittadini”.

Ancora, per il presidente di Coldiretti è fondamentale “sostenere la ricerca per agrofarmaci più sostenibili, senza forzature bloccando la proposta della Commissione che mette a rischio la capacità produttiva dell’Unione ed interi settori. Fermare le follie ideologiche significa anche – conclude Prandini – l’immediata revisione delle procedure per autorizzazione dei cibi sintetici, come richiesto dalla maggioranza qualificata di Paesi al recente Consiglio Agricolo Ue per evitare di trasformare i cittadini europei in cavie”.

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