Pnrr, Gentiloni e Commissione: pagamenti Ue non oltre fine 2026

Pnrr, Gentiloni e Commissione: pagamenti Ue non oltre fine 2026

Ma i progetti possono continuare con finanziamenti nazionali

Bruxelles, 8 mag. (askanews) – La Commissione europea ha confermato oggi, durante il briefing quotidiano per la stampa, l’avvertimento di stamattina del Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo cui sarebbe “un errore” considerare possibile un rinvio del Pnrr oltre la scadenza ultima prevista per i pagamenti alla fine del 2026, come aveva ipotizzato il ministro dell’Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti.

Una portavoce dell’Esecutivo comunitario ha precisato che sarebbe possibile prorogare la realizzazione di progetti del Pnrr oltre il 2026 solo per la loro parte eventualmente finanziata con fondi nazionali, e non per quella finanziata dal Rrf (“Recovery and Resilience Facility”, il Fondo europeo di ripresa). Gentiloni stesso aveva puntualizzato che eventuali rinvii sarebbero possibili solo se non fossero richiesti ulteriori pagamenti Ue.

“Secondo il regolamento Rrf – ha ricordato durante il briefing la portavoce ai Servizi finanziari, Francesca Dalboni -, i pagamenti agli Stati membri nell’ambito del Rrf devono essere effettuati dalla Commissione entro il 31 dicembre 2026, e i traguardi parziali (“milestones”) e gli obiettivi finali del Pnrr devono essere raggiunti entro il 31 agosto 2026″.

In linea con il regolamento, ha continuato la portavoce, “possono essere prese misure per consentire di ottimizzare l’uso delle risorse del Fondo Rrf per tipologie specifiche di progetti”.

Queste misure includono, ha spiegato, “l’istituzione di strumenti finanziari mirati a incentivare gli investimenti privati”, e “una suddivisione in due parti dei progetti, in cui il Fondo Rrf finanzia la parte da completare entro la fine del 2026 e gli Stati membri finanziano la parte che dovrà essere completata dopo il 2026”.

“Durante i negoziati sulla revisione dei Pnrr, la Commissione continuerà a sostenere gli Stati membri nell’individuazione delle misure più idonee, e dei traguardi parziali e degli obiettivi finali associati, per conformarsi ai requisiti stabiliti dal regolamento”, ha concluso la portavoce.

Durante una lunga intervista alla rete italiana Skynews, questa mattina, Gentiloni aveva osservato che la richiesta di rinvio del Pnrr di Giorgetti “è legittima”, ma che è “difficilmente realizzabile”. E questo, aveva spiegato il commissario, “sia per ragioni giuridiche, perché una parte della decisione storica che fu presa, e in particolare quella relativa ai cosiddetti ‘eurobond’, cioè l’emissione di debito comune europeo per finanziare questi piani nazionali, non è prorogabile”.

“Non è prorogabile, se non ripetendo il percorso, che è stato fatto nel 2020, di approvazione da parte dei 27 parlamenti nazionali europei” aveva puntualizzato Gentiloni, aggiungendo poi ironicamente: “Auguri”.

Invece, aveva riconosciuto il commissario, “in teoria, una parte dei programmi, senza fare nuove emissioni, potrebbe essere prorogata se ci fosse un accordo unanime” dei governi, “o addirittura qui basterebbe la maggioranza qualificata”.

Chi chiede una proroga in questo momento? “C’è stato – aveva ricordato Gentiloni – questo riferimento da parte del ministro Giorgetti; c’è stato un riferimento da parte del ministro delle finanze polacco (bisogna considerare che la Polonia non ha ancora cominciato a ricevere i quattrini del Pnrr, o ha cominciato soltanto nelle ultime settimane); e ci fu due anni fa una richiesta portoghese”.

“Io dico questo: sarà la prossima Commissione a decidere, nei limiti, che sono molto circoscritti, in cui qualche proroga è possibile; tuttavia – aveva sottolineato il commissario – dare un segnale di possibilità di rinvio credo che sarebbe un errore”.

Gentiloni ha poi rilevato “una contraddizione” che ci troviamo di fronte oggi: “Da una parte si dice non c’è abbastanza spazio per gli investimenti; dall’altra parte c’è una montagna di risorse, sia dei fondi Ue tradizionali, come i fondi di coesione, sia del Pnrr, e si fa fatica a usare queste risorse, questi investimenti. E spesso si mette un po’ la sordina sull’altro lato di questo grande piano europeo, che è il lato delle riforme: noi vorremmo che i paesi europei uscissero da questo piano straordinario”, dal Pnrr, “non soltanto avendo fatto dei buoni investimenti, ma anche avendo migliorato le loro società, le loro economie con delle riforme. E l’aspettativa per l’Italia è molto alta su questo”.

“Se guardiamo, diciamo così, la tempistica dei ‘tagliandi da staccare’ con Bruxelles, l’Italia ha rispettato questa tempistica”, ha riconosciuto il commissario. “Dopodiché, chi vive a Bruxelles e chi vive in Italia sa benissimo sia la difficoltà, come si dice in gergo, di mettere a terra gli investimenti, e quindi la partita si deve giocare nei prossimi due o tre anni, e sia la difficoltà di farle, queste riforme”.

“Di che cosa parliamo? Non parlo qui – ha precisato Gentiloni – di tutte le riforme necessarie in Italia, ma di quelle previste dal famoso Pnrr, che riguardano: tempi della giustizia; lotta all’evasione fiscale; contrasto al lavoro sommerso; politiche attive del lavoro; politiche della concorrenza. Sono cinque capitoli: sembrano semplici, e chiunque abbia governato in questo paese – ha osservato l’ex premier italiano – sa che non sono affatto semplici, a partire dalla digitalizzazione per contrastare l’evasione fiscale”.

Ma per fare queste riforme specifiche, ha avvertito ancora il commissario, “ci sono impegni e tempi precisi, che sono altrettanto importanti degli investimenti, direi”.

“E questa è un po’ la nuova filosofia della Commissione europea: quella di cercare, non solo con il Pnnr ma anche con le prossime regole di bilancio”, dopo la riforma del Patto di stabilità, “di cercare di interloquire con i governi nazionali per favorire gli investimenti sulle priorità europee, ma anche riforme che rendano l’Europa più efficace”, ha concluso Gentiloni.

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