Pilar Patassini dedica il brano “Niagara” a funambola Spelterini

Pilar Patassini dedica il brano “Niagara” a funambola Spelterini

Esce 12 aprile, la cantautrice: le donne funambole del quotidiano

Roma, 5 apr. (askanews) – A quattro anni di distanza dal suo ultimo lavoro, Ilaria Pilar Patassini, cantautrice ed interprete romana, torna sulla scena musicale con “Niagara”, un brano dove la canzone d’autore si arricchisce di jazz e sudamerica, anticipando l’uscita del nuovo disco di inediti “Terra senza Terra”, già presentato in anteprima alla Casa del Jazz di Roma lo scorso febbraio e nei negozi e sulle piattaforme dal 5 maggio.

“Niagara”, in uscita il 12 aprile, così come tutte le altre tracce dell’album vede consolidato il sodalizio di Ilaria Pilar Patassini con il chitarrista, arrangiatore e produttore artistico Federico Ferrandina che prosegue in questo nuovo lavoro la collaborazione già presente nel precedente album “Luna in Ariete”(2019).

Il titolo del brano prende spunto da una celebre performance dell’acrobata Maria Spelterini, prima donna che nel XIX secolo riuscì ad attraversare su una fune le cascate del Niagara ripetendo più volte il percorso. Da qui il tema della canzone si espande in maniera elegante e malinconica divenendo riflessione sul ruolo della donna nella società moderna, dalle difficoltà quotidiane all’importanza di elaborare i fallimenti e facendone terreno solido su cui ricominciare.

Maria Spelterini è stata una funambola italiana ed è stata la prima e forse l’unica donna ad aver attraversato le cascate del Niagara, nel 1876″ – spiega Ilaria Pilar Patassini – un attraversamento impossibile si direbbe, una performance fortissima e fortemente simbolica: nelle relazioni, nelle dimensioni familiari e lavorative le donne cercano di tenere insieme tutti i pezzi, preservare gli equilibri, il ruolo ancillare, conciliare l’inconciliabile. Siamo funambole del quotidiano non perché – come erroneamente si dice – siamo “naturalmente multitasking” ma perché la società fino a questo momento ce lo ha imposto. Diventa necessario quindi imparare a lasciare andare, cambiare punto di vista sul concetto di ‘fallimento’, arrivare a percepire di non volerla più una fune abbastanza lunga che colleghi le due sponde perché, anche se ci si sente precipitare, alla fine ‘la verità è semplice / non scivola / ma resta in piedi’”.

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