Pd annuncia Maginot contro il premierato e guarda al referendum
Qualche parlamentare avverte: “Dobbiamo spiegare bene linea”
Roma, 2 feb. (askanews) – L’elezione diretta del premier non è accettabile, il Pd non è disposto nemmeno a sedersi al tavolo se la discussione rimane sul modello proposto dal Ddl Casellati. La linea del partito l’ha dettata ieri sera Elly Schlein ed è stata ribadita questa mattina dai capigruppo durante l’assemblea congiunta di deputati e senatori durante quale la segretaria non è intervenuta. Il messaggio però era già stato dato, non c’è correzione o emendamento possibile per una riforma che prevede l’elezione diretta del premier e per questo i democratici presenteranno innanzitutto emendamenti soppressivi, lunedì, quando scadrà il termine per depositare le proposte di modifica.
Ci saranno anche emendamenti per mettere nero su bianco la controproposta del Pd, per non lasciare a Giorgia Meloni il monopolio delle riforme, i democratici rilanceranno il sistema tedesco, ma ovviamente senza farsi illusioni. Di fatto, il partito pensa già al referendum, perché tutti sono convinti che è lì che si arriverà e sarà l’occasione anche per unire tutte le opposizioni.
Durante la riunione dei gruppi, raccontano, tutti hanno concordato sul no all’elezione diretta del premier, un sistema che “non esiste in nessuna altra parte al mondo”, come hanno ribadito in tanti. Certo, più d’uno ha avvertito che la battaglia sarà dura, perché la Meloni può contare su uno slogan che seduce: “Vuoi scegliere tu il premier o vuoi che lo scelgano i partiti?”. Di fatto, appunto, si ragiona già pensando al dopo, come dimostrano anche le parole di Francesco Boccia: “Sono convinto che, in caso di un eventuale referendum contro questa riforma, le opposizioni comunque si uniranno”. Come spiega Federico Fornaro “bisogna entrare in un’ottica per cui sei già in campagna referendaria. La premier lo ha già dettoà”.
Il vero impegno del Pd, a questo punto, è preparare quella battaglia. Anche la presentazione di emendamenti “pro-cancellierato” va in questa direzione, bisogna contrapporre subito una visione alternativa a quella della premier. Ma al tempo stesso, come sottolinea Andrea Giorgis, va chiarito che “non esiste un premierato accettabile, se si intende elezione diretta del presidente del Consiglio. Non ci sono modifiche che lo possano rendere migliore, non è che con il limite dei due mandati diventa accettabile. Nè basta togliere il premio del 55% dalla Costituzione». Anche perché, ragiona qualche altro parlamentare, “per fare la battaglia al referendum non puoi dare l’impressione di accettare qualche correzione al sistema proposto dalla Meloni. Devi proprio metterti sul fronte opposto, con un’idea alternativa”. Idea che, certo, sarà fondamentale comunicare bene, come appunto hanno rilevato in parecchi.