Meloni rivendica l’astensione ai referendum e assicura: il governo tiene

Meloni rivendica l’astensione ai referendum e assicura: il governo tiene

Roma, 5 giu. (askanews) – Rivendica che “l’astensione al referendum è un diritto”, si dice “fiera” delle norme del decreto sicurezza, annunciando che ne arriveranno altre, assicura che il governo arriverà a fine legislatura e che non ci saranno “ribaltoni”, anche nel caso di un risultato negativo alle regionali. Giorgia Meloni interviene alla festa del quotidiano ‘La Verità’ a Roma e intervistata dal direttore Maurizio Belpietro tocca molti dei temi dell’attualità.

Sul voto dell’8-9 giugno, che considera “tutta una questione interna” alla sinistra che “chiede di abrogare norme fatte da loro”, conferma che andrà al seggio “per rispetto per l’istituto del referendum” ma non ritirerà la scheda. “L’astensione è un diritto di tutti”, sostenuto anche da partiti di sinistra nel passato. Oppure, chiede polemicamente, “è un diritto solo di lavoratori e non lavoratori di sinistra?” Nel merito dei quesiti, comunque, si dice “contrarissima a dimezzare i tempi della cittadinanza”.

Meloni smentisce poi le ricostruzioni che parlano di contrasti all’interno del governo e si dice anzi “fiera” del lavoro dei ministri e in particolare dei vice Antonio Tajani e Matteo Salvini che – assicura – non ha “bacchettato” come una “maestrina”. La premier farà “tutto quello che posso per arrivare alla fine della legislatura con questo governo” e “le tante speranze di ribaltoni mi pare restino speranze di persone che poi si devono confrontare con la realtà”. Né potrà causare fibrillazioni di un eventuale risultato negativo per il centrodestra alle prossime regionali: “Si vota per cinque Regioni” ma “dall’inizio della legislatura siamo 11 a 3, il gap non sarà recuperabile” e dunque l’esito “non sarà dirimente per la tenuta”.

Sul decreto sicurezza risponde alla sinistra (“fa cinema”) che la accusa di comprimere le libertà. “Sono fiera di queste norme”, assicura, e anzi “penso ne servano altre”. “L’autoritarismo – sottolinea – è una contrazione delle libertà, quali sono le libertà che comprimiamo? La libertà di fare i borseggi? La libertà di truffare gli anziani? Se la sinistra considera queste libertà sono fiera di stare dall’altra parte”.

Per quanto riguarda la politica estera, respinge la visione di un’Italia “isolata” a livello internazionale. Anzi – per lei – il Paese ha riconquistato un “ruolo da protagonista”, senza per questo essere “la ruota di scorta di Francia e Germania”, come era stato in precedenza. Con il cancelliere tedesco Merz c’è “un buon rapporto” e con Emmanuel Macron (che “tra poco vedo più di mia figlia”, scherza) ci sono “molte materie” su cui lavoriamo, ma pretendendo “una cooperazione tra pari e autonomia, come fanno gli altri”.

Sui dazi la premier è “positiva” rispetto alla possibilità di trovare una soluzione. Un ottimismo che non vale per l’Ucraina: “I segnali non sono incoraggianti” perchè la Russia non fa “passi in avanti nella direzione di una pace”. Però “dobbiamo sostenere gli sforzi del presidente Usa, la mediazione turca, l’offerta del Papa per costringere la Russia a sedersi al tavolo in modo serio”. Quanto al rischio di un attacco russo all’Ue, “non ho elementi per dirlo ma se il disegno è quello di un’espansione non c’è niente che si può escludere”.

Altro tema dell’agenda internazionale è quello del Medio Oriente. “La guerra – afferma – è stata iniziata da Hamas ed è Hamas il principale responsabile della guerra che continua perché si rifiuta di liberare gli ostaggi. Poi la legittima reazione di Israele ha assunto contorni inaccettabili e deve fermare immediatamente” gli attacchi “tutelando la popolazione civile”. Per una soluzione pacifica “gli attori chiave” sono i Paesi del Golfo e i Paesi Arabi e intanto l’Italia è “uno dei Paesi al mondo che ha aiutato di più la popolazione di Gaza”.

Infine la questione dei fondi per il sostegno al cinema. “Abbiamo fatto delle norme di buonsenso per impedire gli sprechi, sono soldi dei cittadini, penso non fosse serio consentire che ci fossero produzioni che prendevano contributi milionari e al botteghino facevano dieci spettatori”. Poi “non mi stupisce che chi ha beneficiato di questi lauti contributi attacchi il governo”. Sono quelli che accusano la destra di essere un “clan” ma per Meloni “è qualcun altro che non fa lavorare la gente se non vota come dicono loro, è questo il comportamento dei clan”.

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