Meloni: non subalterni a Trump, a difesa 2% in 2025. E litiga con Renzi

Meloni: non subalterni a Trump, a difesa 2% in 2025. E litiga con Renzi

Roma, 7 mag. (askanews) – La promessa di raggiungere entro il 2025 la quota del 2% del Pil nelle spese per la difesa, la mano tesa ai sindacati sulla sicurezza sul lavoro, la rivendicazione di un atteggiamento “leale” ma non “subalterno” con Donald Trump.Sono alcuni dei temi toccati da Giorgia Meloni nel corso del premier time al Senato (il precedente risaliva all’ormai lontano gennaio 2024) filato via senza particolari apprensioni per la presidente del Consiglio che si è innervosita solo in occasione di un “battibecco” con il leader di Italia Viva Matteo Renzi.

L’ex premier l’ha definita “campionessa dell’incoerenza” e ha ironizzato – tra l’altro – sulla riforma del premierato che da “madre di tutte le riforme è diventata una suocera di cui non parla nessuno”. Meloni ha replicato sarcastica dicendo di non aver “capito la domanda”. Poi ha ribadito che il premierato resta una priorità, “ma dipende dal Parlamento”, si è detta “favorevole a introdurre delle preferenze nella legge elettorale” e ha concluso con una stoccata: “Dimissioni in caso di sconfitta al referendum? Senatore Renzi, guardi lo farei anche volentieri ma non farò mai niente che abbia già fatto lei”.

Sul tema della difesa, la premier ha assicurato che l’Italia “raggiungerà il target del 2% nel corso del 2025”, confermando un impegno preso in passato “da tutti i governi senza eccezione di colore politico”. L’obiettivo è rafforzare il “pilastro europeo della Nato”, che deve prestare maggiore attenzione al fianco Sud, nella convinzione che “la libertà ha un prezzo, che se fai pagare a qualcun altro la tua sicurezza devi sapere che non sarai tu a decidere pienamente del tuo destino”.

A questo proposito sia Avs che Pd si sono soffermati sul rapporto con Donald Trump. Peppe De Cristofaro l’ha accusata di aver promesso al tycoon 40 miliardi dei cittadini italiani. Solo “propaganda” per la premier, che rivendica un rapporto di “lealtà ma non di subalternità”. Anche sull’ipotesi di un incremento degli acquisti di Gnl (Gas naturale liquefatto) dagli Usa il governo valuterà “in base alle nostre necessità, in base al nostro vantaggio”, sempre perseguendo una strategia di “diversificazione” delle fonti di approvvigionamento.

La premier ha quindi rivendicato i risultati economici, con uno “spread più che dimezzato”, un “rinnovato appeal dei titoli pubblici”, un milione di posti di lavoro creati, che “speriamo diventino molti di più ma è comunque un buon risultato”. Dati contestati, in particolare, dal capogruppo M5s Stefano Patuanelli. “Non raccontiamo – la replica di Meloni – una nazione nella quale tutto è perfetto, tutti lavorano… Ma una nazione in cui le cose vanno meglio di quando governavate voi”.

Domani, alle 10.30, Meloni vedrà i sindacati per un confronto sulle risorse aggiuntive (650 milioni) messe in campo per contrastare gli infortuni sul lavoro, “una piaga che non possiamo più tollerare”. “Ci confronteremo – ha assicurato – per spendere al meglio queste risorse. Porteremo le nostre proposte ma li incontreremo anche per ascoltare perché è una di quelle materie che coinvolgono tutti e su cui bisogna lavorare nel merito senza alcun tipo di pregiudizio”.

Respinte al mittente le critiche Dem su liste d’attesa e sanità perché “noi ogni anno stanziamo delle risorse; non le gestiamo noi, le gestiscono le Regioni, ma la responsabilità per quello che riguarda voi è tutta del Governo”. Meloni “mente”, accusa in una dichiarazione Elly Schlein: “La smetta di scappare e prenda atto delle conseguenze delle sue azioni: i tagli alla sanità pubblica di questo governo devono finire, ci sono quasi 5 milioni di italiani che non riescono a curarsi. Sulla salute non si scherza, Giorgia Meloni addirittura mente”.

Sui migranti, interrogata da Lucio Malan di Fdi, la premier ha annunciato che “alla fine di questa settimana oltre il 25% dei migranti trattenuti in Albania sarà già stato rimpatriato in tempi che come vedete sono molto veloci, a dimostrazione di come le procedure e la strategia che abbiamo messo in campo, nonostante i tentativi di bloccarle per ragioni chiaramente ideologiche, stiano funzionando”.

Per quanto riguarda le crisi internazionali, Meloni ha ribadito che “siamo e continueremo a essere sempre al fianco dell’Ucraina” e “oggi sosteniamo gli sforzi dell’amministrazione americana per una pace giusta e duratura che non può prescindere dalle garanzie di sicurezza efficaci per la nazione aggredita”. In Medio Oriente “continuiamo a lavorare per la fine permanente delle ostilità e siamo attenti e appoggiamo il lavoro che i paesi arabi stanno portando avanti”. Nessun accenno alla posizione sul piano di Netanyahu per l’occupazione di Gaza (ma non era oggetto delle interrogazioni, depositate con molti giorni di anticipo).

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