Meloni all’Onu: riforma per una nuova cooperazione. Il destino ci sfida. L’Italia pronta a fare la sua parte
“Israele rispetti diritto internazionale, sì a Stato Palestina”
New York, 25 set. (askanews) – La riforma dell’Onu, che l’Italia sostiene, deve servire “a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare meglio alcuni”. Giorgia Meloni prende la parola all’Assemblea generale delle Nazioni Unite poco dopo le 19 e affronta con chiarezza il tema che in questi giorni è al centro dei lavori al Palazzo di Vetro, in particolare dopo l”accelerazione’ impressa dagli Stati Uniti alla revisione dell’assetto istituzionale dell’organizzazione. Una proposta, quella Usa, che l’Italia non apprezza. Meloni sollecita una “riflessione seria sul multilateralismo” partendo “da ciò che è utile e necessario, e non da ciò che è più facile”. Per l’Italia, scandisce, una riforma non può “prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività” e dunque “sarebbe un errore creare nuove gerarchie, con nuovi seggi permanenti. Siamo aperti a discutere la riforma senza alcun pregiudizio, ma vogliamo una riforma che serva a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare meglio alcuni”.
Nel suo intervento, la premier tocca molti dei temi già anticipati ieri nel ‘Vertice del Futuro”: la guerra in Ucraina, la crisi in Medio Oriente, i rapporti con il Sud del mondo e la questione delle migrazioni, l’Intelligenza artificiale.
L’aggressione russa, su cui “non possiamo voltarci dall’altra parte”, è stata una “ferita” al sistema internazionale fondato sulle regole con “effetti destabilizzanti” in tutto il mondo perché “come un domino sta contribuendo a riaccendere, o far detonare, altri focolai di crisi”. E’ quanto accaduto in Medio Oriente. La presidente del Consiglio ribadisce “il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch’essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive”. E allo stesso tempo l’Italia sostiene “anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato” ma affidato “a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all’autonomia”. Questa è la prospettiva con “l’imperativo” di raggiungere “senza ulteriori ritardi un cessate il fuoco a Gaza e l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani”, perché “non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell’Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini”.
Meloni ribadisce la necessità di un nuovo rapporto con il Sud globale, i cui problemi “sono anche i problemi del Nord del mondo”. Serve dunque “un cambio deciso di paradigma nei rapporti tra le nazioni” costruendo “un modello di cooperazione completamente nuovo” fondato sul “rispetto reciproco, la condivisione, la concretezza. Significa relazionarsi con l’altro da pari a pari, recuperare quella capacità di saper ascoltare per comprendere le ragioni dell’altro che è alla base di qualsiasi fiducia reciproca”. Per questo l’Italia ha voluto in G7 “in formato aperto” e ha impresso una “svolta” ai rapporti con l’Africa con il Piano Mattei, il cui “intento non è imporre, ma condividere”. Un modo, questo, per affrontare anche il problema delle migrazioni, una nuova forma di “schiavitù” contro cui l’Onu deve “fare di più”. “Il nostro obiettivo, di fronte di decine di migliaia di persone che affrontano viaggi disperati per entrare illegalmente in Europa – ha assicurato – è garantire prima di tutto il loro diritto a non dover emigrare, a non dover recidere le proprie radici semplicemente perché non hanno altra scelta. Una disperazione sulla quale lucrano organizzazioni di criminali senza scrupoli sempre più potenti e ramificate”.
Nel suo intervento, durato tredici minuti, Meloni parla anche della situazione in Venezuela, dove la comunità internazionale “non può rimanere a guardare” una “brutale repressione”; della riduzione delle emissioni ambientali (su cui ci sono “approcci ideologici e scarsa solidarietà”); dell’Intelligenza artificiale, una tecnologia “dirompente” le cui conseguenze possono essere “drammatiche soprattutto nel mercato del lavoro”.
“Tutto intorno a noi – conclude – sembra cambiare, tutto viene messo in discussione, e le poche certezze che pensavamo di avere non sono più tali. Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. Dimostrarlo ai cittadini che governiamo, dimostrarlo ai nostri figli. Affrontare i problemi piuttosto che rinviarli, avanzare piuttosto che indietreggiare, preferire ciò che è giusto a ciò che è utile, questo è il nostro compito, difficile ma necessario. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte”.
(di Alberto Ferrarese)