Manzoni visto con gli occhi di uno studioso coreano

Manzoni visto con gli occhi di uno studioso coreano

Il Domani d’Italia rilancia articolo di I Deug-Su pubblicato (1973) su Il Popolo

Roma, 23 mag. (askanews) – Il Domani d’Italia rilancia un estratto dell’articolo “La Provvidenza nella storia. Testimonianza dall’oriente”, pubblicato da Il Popolo il 22 maggio 1973, di I Deu-Su, insigne medievista e coreanista dell’Università di Siena, con studi a Perugia, premiato dal Presidente della Repubblica di Corea nel 2003 come miglior umanista coreano all’estero.

Lo studioso così scriveva: “Sebbene cristiano, non riuscivo a liberarmi da categorie di giudizio che discendevano da uno sfondo culturale di rilevante connotazione buddhista. L’azione di Dio nella storia, ossia la nota caratteristica del messaggio manzoniano, sfumava in una pacata atmosfera di religiosità, in un pessimismo raccolto e contemplativo. Nella visione pessimistica del mondo come dolore, coglievo i fatti umani prevalentemente nella loro negatività e dimensione effimera ed esistentiva; non si rivelavano quindi capaci di illuminare, se non per via dell’opposto, un piano provvidenziale.

Tale atteggiamento mi portava a cogliere nel cristianesimo stesso una vaga religiosità e quindi, in fondo, a privarlo del puntuale rilievo dei suoi eventi storici e del suo pellegrinaggio nel secolo. All’occhio, dunque, ovvero a sorvolare l’immediatezza significativa della vita umana per incentrarsi nella meditazione su una verità solipsistica, anche una storia così armonicamente articolata e così sapientemente significativa come quella del romanzo del Manzoni, stentava a configurarsi in me in tutto il suo rilievo concreto. L’approdo era sempre una realtà ideale intuita in modo indeterminato. Tale situazione dipendeva forse, oltre che dalla caratteristica della mia formazione, anche dal fatto di non aver considerato più attentamente l’iter del dramma interiore del Manzoni.

In Italia, ho avuto modo di accostarmi alla chiarezza mediterranea che dà un timbro singolare al costume cattolico di questa terra e che mi aiuta a comprendere meglio la spiritualità del Manzoni. Ora il Manzoni mi persuade e la sua testimonianza morale soprattutto religiosa diviene motivo per me di chiarimento e di consenso. Un primo momento di questa convergenza di giudizio e di vita è un intenso senso di simpatia verso le creature manzoniane, simpatia che non si ferma ai familiari personaggi dei Promessi sposi, ma raggiunge vicende e figure più complesse e drammatiche in cui il Manzoni ha forse raffigurato qualche elemento del suo itinerario.

Gli equilibri dell’universo poetico dei Promessi sposi sono l’esito finale di un processo di tensione e di tentativi che altre opere manzoniane, specie le tragedie, mettono in luce. Nel mio itinerario di chiarimento, sono idealmente passato attraverso le inquiete figure delle tragedie alla serenità del romanzo. La conversione manzoniana dal mondo del dolore a quello dell’amore sembra, dunque, emblematica di quella liberazione cui ogni uomo, senza alcuna distinzione, tende e consegue, talvolta anche nel fallimento della propria vicenda empirica”.

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