La Nato si riunisce a Vilnius, con l’obiettivo di evitare divisioni sull’Ucraina

La Nato si riunisce a Vilnius, con l’obiettivo di evitare divisioni sull’Ucraina

Le parole chiave di questo summit

Vilnius, 10 lug. (askanews) – Con la volontà di evitare divisioni rispetto alla ripetuta richiesta di adesione dell’Ucraina, la Nato si riunisce a Vilnius ai massimi livelli da domani (11 e 12 luglio) in uno dei momenti più drammatici per gli equilibri internazionali dalla nascita dell’alleanza militare. Si tratta del quarto vertice Nato dall’aggressione russa contro Kiev iniziata il 24 febbraio 2022: il primo si tenne il giorno dopo l’inizio dell’invasione – il 25 febbraio 2022, seguito da incontri a Bruxelles e a Madrid – e l’intensificarsi degli incontri dimostra come la minaccia russa sul fianco est abbia costretto l’alleanza a rafforzare la cooperazione. Quarta è anche la proroga di Jens Stoltenberg come segretario generale dell’Alleanza: un altro anno per il norvegese (in carica dal 2014), che toglie dall’ordine del giorno del vertice una questione potenzialmente infiammabile, quella appunto della successione.

Il vertice sarà comunque un momento storico importante e vedrà riuniti i leader dell’Alleanza. Per l’Italia il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Di seguito alcune della parole chiave di questo summit.

VILNIUS A poche decine di chilometri dalla Bielorussia, Vilnius come sede del vertice racconta tutta la vicinanza alle minacce rappresentate in Europa da Mosca e dal suo più stretto alleato, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. Ma rappresenta anche un baluardo dell’occidente su diverse questioni delicate, non solo russe: nel 2021 la Lituania ha visto ad esempio l’apertura di un ‘ufficio rappresentativo di Taiwan’, dopo il rifiuto categorico di Pechino di ammettere Taiwan nell’Oms. La reazione cinese alla scelta del Paese baltico è stata severa: riduzione della rappresentanza diplomatica del dragone e restrizioni commerciali. Ma l’ufficio resiste.

Va notato inoltre che la piccola Lituania, oggi una nazione di circa 2,8 milioni di abitanti, ha una lunga storia di resistenza rispetto alle mire espansionistiche di Mosca: le sue terre – già descritte da Tacito nel 98 d.C. nel ‘De origine et situ Germanorum’ – subirono nei secoli ripetute invasioni russe, repressioni e deportazioni particolarmente efferate, fino a quando alla fine del XX secolo hanno rappresentato un punto di svolta per la storia occidentale: nel 1990 fu la prima tra le repubbliche baltiche a dichiarare la propria indipendenza e svolse un ruolo determinante, quando l’esercito russo, su disposizione di Michail Gorbachev, sparò sui manifestanti lituani e contrappose i carri armati alla pacifica protesta lituana del gennaio 1991 (‘domenica di sangue’). E i legami tra Russia e Lituania – confinante con l’exclave di Kaliningrad e la Bielorussia – sono rimasti difficili dall’indipendenza, e in particolare da quando lo stato baltico è entrato a far parte dell’Unione Europea e della Nato nel 2004.

UCRAINA Non unica questione, ma sicuramente tema chiave del vertice sono la guerra in Ucraina e le minacce per la sicurezza globale che ne conseguono. Alla luce dei ripetuti appelli del presidente ucraino Volodymyr Zelensky affinché Kiev riceva un invito nell’Alleanza, il vertice di Vilnius appare molto concentrato sulle future relazioni della Nato con l’Ucraina. Stoltenberg ha già chiarito che Kiev non diventerà membro mentre infuria la guerra e non dovrebbe esserci un invito formale. Ma non c’è una unanime visione sulla rapidità con cui l’Ucraina dovrebbe unirsi dopo la fine dei combattimenti. Tuttavia potrebbe essere altamente simbolico il lancio di un Consiglio Ucraina-Nato con la prima riunione presieduta proprio a Vilnius da Zelensky.

I paesi dell’Europa orientale vorrebbero al vertice una road map per Kiev, altri diffidano di qualsiasi mossa che possa avvicinare l’alleanza alla guerra con la Russia. Zelensky stesso ha riconosciuto che è improbabile che Kiev possa aderire alla Nato mentre è in corso la guerra e da Mosca il leader del Cremlino Vladimir Putin ha minacciato un’azione non meglio specificata se l’Ucraina si unisse. Esiste però un dibattito interno sui tempi. Più paesi hanno sostenuto una proposta britannica per consentire a Kiev di saltare il cosiddetto programma Membership Action Plan (MAP) che stabilisce obiettivi politici, economici e militari che i candidati devono raggiungere e che altri Paesi dell’Europa orientale hanno dovuto passare prima di entrare.

Resta la dichiarazione del vertice di Bucarest (2008), secondo cui l’Ucraina è destinata a diventare membro, ma senza offrire a Kiev un vero invito o calendario. A Bucarest, ricorda l’ambasciatore Stefano Stefanini, tracciando per askanews quello che ci si potrebbe aspettare, ‘la prima volta che si presentò questo problema, ci fu una discussione difficilissima che diede un segnale di divisione all’interno dell’Alleanza, perché l’Alleanza allora era divisa. Si risolse in una dichiarazione di principio, ovvero Ucraina e Georgia entreranno nella Nato, molto categorica, che fece infuriare Vladimir Putin e contemporaneamente diede una percezione di debolezza. Questo a Vilnius non succederà’.

Per qualcun altro è invece possibile che la NATO trovi una formulazione più forte rispetto al 2008 per sottolineare la prospettiva di Kiev di aderire all’Alleanza. Il tutto dopo il tour del capo di stato ucraino in Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Turchia. A Vilnius i leader dovrebbero discutere anche quali garanzie di sicurezza Kiev dovrebbe ottenere dopo la guerra, secondo impegni bilaterali con i paesi membri, compresi probabilmente aiuti militari e finanziari per dissuadere la Russia da un nuovo attacco. Ma Stoltenberg ha sottolineato che la Nato – ai sensi dell’articolo 5 del Trattato di Washington – fornirà garanzie di sicurezza a tutti gli effetti solo ai membri a pieno titolo dell’Alleanza.

BOMBE A GRAPPOLO Gli Stati Uniti hanno annunciato venerdì che forniranno all’Ucraina le controverse bombe a grappolo, ordigni che presentano un rischio maggiore per la parte civile poiché si aprono nell’aria rilasciando ‘bombe’ più piccole su una vasta area. L’Ucraina ha promesso di usarle con attenzione, ma numerosi partner della Nato hanno espresso chiare perplessità. Comprese l’Italia e la Spagna. Anche il Canada e il Regno Unito hanno espresso preoccupazione mentre la Germania, che ha firmato il trattato di divieto, ha dichiarato che non fornirà le bombe all’Ucraina, ma ha mostrato comprensione per la posizioneáamericana. Di certo sarà tema molto dibattuto, anche nei corridoiádelávertice.

IL FIANCO ORIENTALE Alla luce della minaccia rappresentata dalla Russia, dopo l’invasione dell’Ucraina, i leader della Nato hanno approvato i piani per aumentare le forze dispiegate nell’ala orientale dell’Alleanza al vertice del giugno 2022. Per decenni la Nato non ha visto la necessità di piani di difesa su larga scala, ma con la guerra più sanguinosa in Europa dal 1945 che infuria, gli scenari rispetto a Mosca sono cambiati.

La Nato alzerà anche gli obiettivi per lo stoccaggio di munizioni poiché Kiev sta consumando i proiettili molto più velocemente di quanto i paesi occidentali possano produrli. Allo stesso tempo, gli alleati mostreranno come intendono realizzare l’obiettivo concordato al vertice di Madrid dello scorso anno, di mettere in massima allerta oltre 300.000 soldati, rispetto ai 40.000 del passato, per contrastare la Russia.

SVEZIA Sotto i riflettori a Vilnius ci sarà anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il principale ostacolo che ha bloccato sinora i tentativi della Svezia di aderire alla Nato insieme con la vicina Finlandia che ha fatto il suo ingresso ad aprile come 31esimo Paese membro. La Svezia sperava di diventare il 32esimo, ma la Turchia continua a bloccare la sua adesione, accusando Stoccolma di ospitare membri di gruppi militanti sul suo territorio e affermando che deve reprimerli prima di poter aderire alla Nato. Gli alleati sperano che il presidente turco Tayyip Erdogan allenti la sua opposizione al vertice, ma non è chiaro se ciò accadrà. ‘Se la Svezia continua a rimanere a bocca asciutta – ha spiegato Stefanini – siamo di fronte a un problema Nato-Turchia che non potrebbe che rallegrare Putin: Recep Tayyip Erdogan con altri 5 anni davanti a lui, deve mollare sulla questione perché altrimenti, se continua ad avanzare motivi pretestuosi, si crea davvero un’incompatibilità tra Turchia e Nato. Ma Erdogan penso negozierà, come al solito’.

BIDEN Ieri quando in Italia non erano ancora le 23.00 è atterrato a Londra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, per incontrare re Carlo III e il primo ministro Rishi Sunak in una tappa alla volta del vertice di Vilnius. Stati Uniti e Regno Unito sono tra i più forti sostenitori occidentali di Kiev. Ma il capo di stato democratico ha smorzato le speranze dell’Ucraina alla vigilia del vertice: ‘Non credo che sia pronta per far parte della Nato’, ha detto in un’intervista alla Cnn.

ERDOGAN In giornata previsto anche l’incontro tra i leader turco Recep Tayyip Erdogan e lo svedese Ulf Kristersson: si incontreranno a Vilnius per i negoziati finali sull’adesione della Svezia, alla vigilia del vertice. La Casa Bianca ha detto venerdì che si aspetta che la Svezia aderisca alla NATO ‘nel prossimo futuro’, giudicando ‘possibile’ che Turchia e Ungheria cambino atteggiamento proprio al vertice di Vilnius. Venerdì a Istanbul ricevendo il presidente ucraino Zelensky, Erdogan ha dichiarato che Kiev ‘merita’ di essere ammessa all’Alleanza. Zelensky aveva appena criticato la mancanza di unità all’interno dell’organizzazione sulle adesioni di Svezia e Ucraina.

Ascolta la
Diretta
Ascolta la
Diretta
Messaggia con la
Radio in diretta