La lettera di Italia, Danimarca e altri Paesi Ue per aprire un dibattito sulle Convenzioni

La lettera di Italia, Danimarca e altri Paesi Ue per aprire un dibattito sulle Convenzioni

Roma, 22 mag. (askanews) – “Molti paesi europei hanno scelto di inasprire le proprie politiche nazionali in materia di immigrazione irregolare. La maggior parte degli Stati membri dell’UE è pronta a valutare nuove soluzioni alle sfide che l’Europa deve affrontare in materia di immigrazione. Si tratta di passi cruciali e dovremmo continuare a lavorare su questo fronte. Perché c’è ancora molto da fare prima che l’Europa riprenda il controllo sull’immigrazione irregolare”. E’ quanto si legge nella lettera promossa da Italia e Danimarca per l’apertura di un dibattito sulle Convenzioni Ue.

“Tuttavia, in qualità di leader – si legge ancora – crediamo anche che sia necessario analizzare come la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia sviluppato la sua interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. È importante valutare se, in alcuni casi, la Corte abbia esteso eccessivamente la portata della Convenzione rispetto alle intenzioni originarie, alterando così l’equilibrio tra gli interessi da tutelare. Riteniamo che l’evoluzione dell’interpretazione della Corte abbia, in alcuni casi, limitato la nostra capacità di prendere decisioni politiche nelle nostre democrazie. E di conseguenza, abbia influenzato il modo in cui noi, in qualità di leader, possiamo proteggere le nostre società democratiche e le nostre popolazioni dalle sfide che ci troviamo ad affrontare nel mondo di oggi. Abbiamo assistito, ad esempio, a casi riguardanti l’espulsione di cittadini stranieri criminali in cui l’interpretazione della Convenzione ha portato alla protezione delle persone sbagliate e ha posto troppe limitazioni alla capacità degli Stati di decidere chi espellere dai loro territori. A nostro avviso, la sicurezza delle vittime e della stragrande maggioranza dei cittadini rispettosi della legge è un diritto cruciale e decisivo. E, come regola generale, dovrebbe avere la precedenza su altre considerazioni”.

Quella sulle Convenzioni Ue “sappiamo che si tratta di una discussione delicata. Sebbene il nostro obiettivo sia salvaguardare le nostre democrazie, probabilmente saremo accusati del contrario. Crediamo di essere fortemente allineati con la maggioranza dei cittadini europei nel nostro approccio. Vogliamo usare il nostro mandato democratico per avviare un dibattito nuovo e aperto sull’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Dobbiamo ristabilire il giusto equilibrio. E i nostri Paesi coopereranno per promuovere questa ambizione”, si legge nella lettera in cui Italia, Danimarca e altri Paesi Ue chiedono di aprire un dibattito sulle Convenzioni europee.

“Concordiamo – si legge ancora – che la sicurezza e la stabilità delle nostre società debbano avere la massima priorità. Crediamo che dovremmo avere più spazio a livello nazionale per decidere quando espellere cittadini stranieri criminali. Ad esempio, nei casi riguardanti gravi reati violenti o reati legati alla droga. Per loro natura, tali reati hanno sempre gravi implicazioni per le vittime. Abbiamo bisogno di maggiore libertà nel decidere come le nostre autorità possano tenere traccia, ad esempio, di stranieri criminali che non possono essere espulsi dai nostri territori. Criminali che non possono essere espulsi anche se hanno approfittato della nostra ospitalità per commettere reati e far sentire gli altri insicuri. Dobbiamo essere in grado di adottare misure efficaci per contrastare gli Stati ostili che cercano di usare i nostri valori e diritti contro di noi. Ad esempio, strumentalizzando i migranti alle nostre frontiere”.

“Condividiamo tutti una ferma convinzione nei nostri valori europei, nello Stato di diritto e nei diritti umani. Siamo impegnati a favore di un ordine internazionale basato sulle regole. Crediamo profondamente nell’inviolabile dignità dell’individuo e nel ruolo delle istituzioni multilaterali, tra cui l’ONU, l’UE e la NATO. Siamo leader di società che tutelano i diritti umani. Diritti e valori che sono cruciali e fondamentali e che costituiscono i pilastri delle nostre società democratiche. Condividiamo inoltre un forte senso di impegno nei confronti dei nostri Paesi e sentiamo una grande responsabilità nei confronti delle nostre società. Apparteniamo a famiglie politiche diverse e proveniamo da tradizioni politiche diverse. Tuttavia, concordiamo sulla necessità di avviare una discussione su come le convenzioni internazionali siano all’altezza delle sfide che affrontiamo oggi. Ciò che una volta era giusta potrebbe non essere la risposta di domani”. “Il mondo – si legge ancora – è cambiato radicalmente da quando molte delle nostre idee sono state concepite dalle ceneri delle grandi guerre. Le idee stesse sono universali ed eterne. Tuttavia, ora viviamo in un mondo globalizzato in cui le persone migrano attraverso i confini su una scala completamente diversa. Negli ultimi decenni, l’immigrazione irregolare ha contribuito in modo significativo all’immigrazione in Europa. Molti sono arrivati qui attraverso percorsi legali. Hanno imparato le nostre lingue, credono nella democrazia, contribuiscono alle nostre società e hanno deciso di integrarsi nella nostra cultura. Altri sono arrivati e hanno scelto di non integrarsi, isolandosi in società parallele e prendendo le distanze dai nostri valori fondamentali di uguaglianza, democrazia e libertà. In particolare, alcuni non hanno contribuito positivamente alle società che li accolgono e hanno scelto di commettere reati. È al di là della nostra comprensione come alcune persone possano venire nei nostri paesi e condividere la nostra libertà e la nostra vasta gamma di opportunità e, di fatto, decidere di commettere reati. Sebbene ciò riguardi solo una minoranza di immigrati, rischia di minare le fondamenta stesse delle nostre società. Danneggia la fiducia tra i nostri cittadini e quella nelle nostre istituzioni”.

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