IIC Bucarest: Mostra “Are They Rocks or Clouds?” di Marina Caneve
In occasione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo
Roma, 17 ott. (askanews) – Nell’ambito della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest inaugura giovedì 19 ottobre 2023, presso la sua sede, la mostra fotografica di Marina Caneve “Are They Rocks or Clouds?”
“Are They Rocks or Clouds? è un progetto di ricerca interdisciplinare che si fonda sull’ipotesi del verificarsi nelle Dolomiti di una catastrofe idrogeologica di grandi dimensioni, analoga a quella del 1966, entro i prossimi cinquanta anni.
Confrontarsi con lo spettro di una catastrofe in un futuro prossimo, ma non immediato, ha dato l’opportunità a Marina Caneve di oltrepassare la necessità di documentare un evento collettivo nel momento del suo accadimento e di svuotare il tradizionale immaginario della montagna della sua naturale fascinazione per creare un nuovo immaginario incerto che permetta di esplorare e decodificare il paesaggio e ri-osservarlo rispetto alla nostra vulnerabilità nel viverlo.
La mostra a Bucarest, a cura di Alessandro Dandini de Sylva, si sviluppa in due parti. Nella sede razionalista dell’Istituto Italiano di Cultura, viene esplorata la possibilità del dispositivo espositivo di evocare l’esperienza del rischio connesso all’abitare territori fragili attraverso un’installazione che assume la stratificazione e il glissamento, tipici del rischio idrogeologico, come fondamento per la fruizione dell’apparato visivo.
Nello spazio espositivo di Switch Lab presso l’iconica Casa Scânteii, anche conosciuta come Casa della Stampa Libera, viene invece indagato il ruolo delle immagini d’archivio in relazione alla produzione visiva contemporanea e la possibilità di svincolarsi da una posizione narrativa diretta e frontale a favore di una stratificazione di visioni evocative indirette, e laterali.
I display disegnati da Etaoin Shrdlu Studio per entrambi gli spazi espositivi sono centrali nella costruzione del progetto perché si rifanno da un lato alla strutturale fragilità geologica della montagna e dall’altro alla ricerca di una visione multidisciplinare e multidimensionale dell’abitare il paesaggio.