Giappone, dati deludenti Pil: un grave problema per Kishida e BoJ

Giappone, dati deludenti Pil: un grave problema per Kishida e BoJ

Risultato peggiore del previsto, conseguenze su politica e tassi?

Roma, 16 mag. (askanews) – I dati preliminari sul Pil diffusi oggi dal governo giapponese mettono sia il primo ministro Fumio Kishida sia la Banca del Giappone (BoJ) di fronte a un’ultreriore difficoltà. Si tratta di un risultato che si attendeva negativo, ma meno di quanto poi si è effettivamente verificato.

Il Pil lordo di quella che è diventata ormai la quarta economia del mondo (superata dalla Germania, soprattutto a causa del forte deprezzamento dello yen) è caduto dello 0,5% nel primo trimestre dell’anno rispetto ai tre mesi precedenti, il che vul dire un -2% su base annua. Si tratta di un risultato ben peggiore di quanto previsto dal consenso degli esperti, che vedevano un calo tra l’1 e l’1,5%.

Hanno particolarmente sofferto le esportazioni, che sono calate del 5% su base trimestrale (mentre nell’ultimo trimestre del 2023 erano cresciute del 2,8%), mentre le importazioni sono calate del 3,4%.

Sono due gli eventi congiunturali che hanno portato ad aggravare questi dati. Da un lato il terremoto avvenuto il primo gennaio nella penisola di Noto, che ha avuto conseguenze non solo economiche, e dall’altro lo scandalo dei test truccati nella Daihatsu, una controllata di Toyota, che ha portato a degli stop di produzione.

Al di là di questo, però, l’andamento dell’economia giapponese sta mostrando sofferenza. Lo scorso anno il Pil nipponico non è cresciuto affatto (oggi è stato rivisto il dato che vedeva un +0,1% a livello preliminare). Il tutto mentre il paese viveva una rara fiammata inflazionistica, con un aumento dei prezzi che in passato sarebbe stato visto semplicemente con un sospiro di sollievo, ma che oggi assume un aspetto più sinistro.

Il Giappone esce da una situazione di deflazione durata un trentennio e si trova ad affrontare problemi strutturali gravi, a partire dal cosiddetto inverno demografico.

La BoJ nell’ultima riunione, per al prima volta dopo 17 anni, ha stretto i cordoni decidendo un pur timido cambio di politica monetaria per contenere l’inflazione e il deprezzamento della valuta giapponese, con il dollaro che valeva 115 yen prima dello scoppio della guerra in Ucraina e che ha superato i 160 yen il mese scorso.

Tuttavia questi dati così deludenti sul fronte della crescita non possono passare inosservati all’istituto centrale: un aumento troppo deciso dei tassi d’interesse potrebbe ulteriormente comprimere l’economia.

Di questo passo, è prevedibile che la quarta posizione al mondo dell’economia giapponese potrebbe presto essere a rischio, con l’India che si avvicina pericolosamente a quella che negli anni ’80 del secolo scorso puntava a superare gli Stati uniti come prima economia mondiale.

Sarebbe un bel problema anche sul fronte politico. Kishida, che ha puntato sul concetto di “nuova economia” per una rilancio del ruolo nipponico, è già molto in difficoltà nei sondaggi a causa degli scandali che hanno interessato il suo Partito liberaldemocratico.

Nonostante nel mese di maggio, secondo l’ultimo sondaggio disponibile condotto dall’agenzia di stampa Jiji, l’esecutivo abbia avuto una crescita, stiamo parlando di un consenso del 18,7%, ben al di sotto dei livelli di guardia che spingono solitamente il partito di maggioranza a valutare un cambio della guardia. Probabilmente solo l’attuale debolezza del dibattito interno alla formazione che detiene quasi ininterrottamente il potere dal dopoguerra, a causa dello scandalo del finanziamento, mette ancora al sicuro Kishida dall’emergere di un rivale.

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