Fmi, Gerogieva: reshoring? “Sì, ma evitiamo una nuova guerra fredda”

Fmi, Gerogieva: reshoring? “Sì, ma evitiamo una nuova guerra fredda”

Policy maker siano razionali, difendano interssi dei loro cittadini

Roma, 13 apr. (askanews) – Le classi dirigenti nel mondo devono agire “con razionalità”, puntando a difendere gli interessi dei loro cittadini e a migliorare la sicurezza delle forniture commerciali globali “senza spingersi al punto tale da ritrovarci in una seconda guerra fredda. Penso che sia possibile”. Lo ha affermato la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, interpellata sul problema del riassetto delle catene di approvvigionamenti durante una conferenza stampa, nel corso delle assemblee primaverili a Washington.

“Sono tra coloro che sanno cosa sono le conseguenze di una guerra fredda, in termini di perdite di talenti e di contributi al mondo e non voglio che si ripeta – ha detto – e penso sia possibile evitarlo”.

Dopo la spaccatura che si è aperta tra Stati Uniti e paesi dell’Ue, da una parte, e diversi giganti emergenti dall’altra, con la guerra in Ucraina e le sanzioni imposte dai primi contro la Russia, nelle economie occidentali si è aperto un dibattito sulla necessità di riportare nell’ambito di stati ritenuti “amici” le forniture dei beni chiave. Una manovra che viene spesso definita con termini come “reshoring” o “friendshoring”, in contrapposizione all’offshoring degli anni passati, in cui Usa e Ue hanno lasciato che ampie quote di loro produzione venissero delocalizzate nelle economie emergenti, a cominciare dalla Cina.

“La sicurezza delle forniture e del funzionamento affidabile delle catene di approvvigionamento sta assumendo una maggiore priorità nelle discussioni e nelle decisioni politiche. E dobbiamo riconoscere che non possiamo più dare per scontate alcune cose – ha detto Gerogieva -. L’invasione russa dell’Ucraina non è solo una tragedia per gli ucraini, ma è una tragedia anche per la comunità globale perché invia il messaggio che le spese in difesa devono salire che bisognerà affidarsi di più a Stati amici”.

Ha ripetuto le stime del Fmi, secondo cui la “frammentazione” del commercio globale potrebbe costare tra lo 0,2% e il 7% del Pil globale. “C’è una bella differenza” tra questi due possibili esiti: “Possiamo razionalmente accettare che ci saranno dei costi, ma che bisogna mantenerli bassi. Sul come vedo due cose: primo servoo istituzioni come il Fondo monetario che portano tutti al tavolo. Un posto dove possiamo creare più fiducia e comprensione reciproca. Due, servono policy maker che difendano gli interessi dei loro cittadini. Se non riusciamo essere più razionali la gente ovunque starà peggio – ha avvertito -. Anche la classe media nei Paesi ricchi pagherà un prezzo”.

Ascolta la
Diretta
Ascolta la
Diretta
Messaggia con la
Radio in diretta