Fitofarmaci, ovunque impatto negativo su insetti impollinatori

Fitofarmaci, ovunque impatto negativo su insetti impollinatori

Studio internazionale con il contributo del Crea

Roma, 11 dic. (askanews) – L’uso di fitofarmaci, anche se regolarmente consentiti, influisce negativamente sui bombi, insetti impollinatori delle colture e della flora spontanea, appartenenti alla stessa famiglia delle api, in tutti i paesaggi europei: è quanto emerge dal monitoraggio condotto in 128 siti di 8 Paesi europei dal Consorzio costituito da 42 partner con il fondamentale contributo del CREA, centro di ricerca Agricoltura e Ambiente (CREA-AA).

Lo studio “Pesticide use negatively affects bumble bees across European landscapes” è appena stato pubblicato sulla rivista internazionale Nature. Nell’ambito del progetto PoshBee – Pan-European assessment, monitoring, and mitigation of Stressors on the Health of Bees (Monitoraggio europeo della salute delle api), è stata condotta la valutazione dei fattori di stress attraverso uno studio di campo a livello europeo con un focus su colza e meleti, in quanto colture presenti in tutta Europa, sottoposte a differenti pressioni di parassiti e di fitofarmaci e fonte di nutrimento per gli impollinatori.

I fitofarmaci in uso, pur se regolarmente autorizzati, hanno avuto un effetto negativo sullo sviluppo e la riproduzione delle colonie di bombi. Il polline raccolto e immagazzinato dai bombi, infatti, è risultato contaminato da più fitofarmaci: 8 differenti molecole per colonia in media, ma in alcuni casi sono stati riscontrati fino a 27 diversi composti, in prevalenza fungicidi. E’ stato calcolato, quindi, un indice di rischio sulla base della tossicità di tali sostanze e della loro concentrazione nel polline: 9 insetticidi sono risultati responsabili del 99% del rischio.

Nonostante le normative europee impongano limiti all’uso dei fitofarmaci proprio per garantire che le perdite di individui nelle colonie di api mellifere (Apis mellifera) non superino il 10%, è stato riscontrato che più della metà delle colonie di bombi monitorate ha subito decremento di popolazione maggiore del 10%. Questi decrementi sono risultati esacerbati nei siti con agricoltura più intensiva.

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