Fascicolo Sanitaria Elettronico, una leva per la digitalizzazione

Fascicolo Sanitaria Elettronico, una leva per la digitalizzazione

Incontro a Roma promosso da Doctolib per fare il punto sul FSE in Italia

Roma, 30 nov. (askanews) – Un unico strumento in grado di fotografare lo stato di salute dei cittadini, seguendone l’evoluzione nel tempo, e che, se correttamente implementato, permette un iter di presa in carico e assistenza sanitaria significativamente più efficienti. Tuttavia, sono ancora numerose le criticità a livello operativo quando si guarda al Fascicolo Sanitario Elettronico, a partire da una forte disomogeneità a livello territoriale in termini di applicazione e utilizzo. Un elemento, quest’ultimo, che rischia di comprometterne l’efficacia come strumento di diagnosi, cura e prevenzione. Ed è proprio con l’obiettivo di individuare le criticità presenti e contribuire a migliorare l’implementazione di questo strumento che ha avuto luogo il terzo appuntamento del ciclo di tavole rotonde sulla sanità digitale promosso da Doctolib – tech company nata in Francia nel 2013 e attiva in Italia dal 2021, tra i principali player europei nella sanità digitale – organizzato dall’istituto I-COM.

Come emerge chiaramente dai dati Agid relativi al terzo trimestre dell’anno in corso, il Fascicolo è ancora poco utilizzato sia dai cittadini sia dai professionisti sanitari. Se si guarda all’utilizzo di questo strumento da parte delle aziende sanitarie troviamo, a un estremo, diverse regioni dove l’alimentazione del FSE sfiora o raggiunge il 100% – tra cui la Toscana (100%), l’Emilia-Romagna (98%) e la Sicilia (86%). Mentre il quadro d’insieme è completamente differente agli ultimi posti della classifica, con la Calabria che riporta un’alimentazione del sistema praticamente nulla (0,90%) e la Liguria che raggiunge una quota di appena il 38%.

Un altro punto importante riguarda l’utilizzo del Fascicolo, il cui aggiornamento costante da parte dei medici è fondamentale perché questo strumento possa contribuire in tutto il suo potenziale all’efficientamento dei percorsi di assistenza e cura. Nonostante in molte regioni, come per esempio Lombardia, Emilia, Valle d’Aosta e Sardegna, tutti i medici abilitati all’utilizzo del fascicolo lo abbiano utilizzato almeno una volta nell’ultimo trimestre, nessuno sembra aver alimentato il FSE con un aggiornamento o un nuovo inserimento di profili sanitari dei pazienti; in altre regioni, come Toscana, Abruzzo, Molise e Lazio, sono invece meno del 30% i medici abilitati che abbiano utilizzato il Fascicolo almeno una volta (Agid, 2023).

Infine, osservando lo scenario anche dal punto di vista dei cittadini, emerge uno quadro fortemente disomogeneo e con la presenza di ampi margini di miglioramento sia in termini di adozione FSE sia in termini di fruizione: complessivamente, secondo i dati aggiornati al 3° trimestre del 2023, solo il 22% dei cittadini ha fatto accesso ai propri fascicoli, nei quali è stato reso disponibile almeno un nuovo documento negli ultimi 90 giorni.

Non solo: attualmente il FSE gode ancora di poca diffusione tra la popolazione italiana, proprio mentre l’ecosistema europeo si sta adoperando per la diffusione di un paradigma di segno diverso. Ne è prova concreta la proposta di regolamento European Health Data Space (EHDS), un’iniziativa di grande rilievo che propone una visione europea dell’organizzazione del settore sanitario digitale, e contiene anche i principi che, secondo le intenzioni della Commissione Europea, dovrebbero permettere ai cittadini un maggiore controllo dei propri dati sanitari e la diffusione di servizi digitali interoperabili tra tutti i Paesi membri.

Quindi, un’integrazione consistente e strutturale di strumenti digitali come il FSE all’interno del sistema salute è una premessa necessaria e fondamentale perché i numerosi vantaggi che la digitalizzazione in sanità offre si concretizzino. Al fine di garantire quindi una maggiore trasparenza e accesso ai dati sanitari da parte dei cittadini è necessario promuovere una migliore interoperabilità tra i fornitori di cure per giungere a una gestione più efficiente delle informazioni cliniche e all’incremento nella qualità complessiva dell’assistenza sanitaria nel suo complesso.

A seguito dell’incontro, Mauro Moruzzi del Dipartimento Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha sottolineato come “l’assenza di adozione del FSE è attribuibile all’eterogeneità dell’architettura di riferimento a livello regionale, che presentava disuguaglianze sia in termini di contenuti che di standard. Con il rinnovato FSE 2.0, l’obiettivo è proprio il superamento di queste criticità, puntando all’adozione di un modello architetturale unificato a livello nazionale. E con un Punto Unico di Accesso ai servizi digitali sanitari per il cittadino, altro punto fondamentale che potrà favorire il popolamento del FSE”.

Nicola Brandolese, CEO di Doctolib Italia, ha sottolineato l’importanza di questo terzo appuntamento che, delineando uno scenario aggiornato dello stato di implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico in Italia, è stato anche un’occasione per individuare strategie per una migliore implementazione di questo strumento fondamentale per la transizione digitale del sistema sanitario. “Al di là dell’esempio francese, che concretizza in misura maggiore di quanto si vede oggi in Italia la sinergia e la collaborazione tra attori pubblici e privati, la stessa Unione Europea, attraverso il progetto dell’European Health Data Space – EHDS ci offre l’opportunità di intraprendere un percorso di digitalizzazione sanitaria non solo auspicabile ma sempre più necessario” commenta Brandolese.

“Il Fascicolo Sanitario Elettronico – conclude Brandolese – rappresenta un vero e proprio pilastro per una transizione digitale che renda il nostro sistema sanitario più moderno ed efficiente per tutti. A patto però che vengano superate alcune criticità esistenti, che riguardano l’implementazione, l’accesso e l’utilizzo continuativo di questo strumento da parte dei cittadini, delle aziende sanitarie e dei medici. E sono convinto che, in questo contesto, la collaborazione tra pubblico e privato possa rivelarsi fondamentale per offrire soluzioni digitali che siano davvero di facile utilizzo – più immediate e user friendly”.

“È uno strumento importante, di grossa innovazione strutturale per il paese. È chiaro – sottolinea da parte sua Nicola Calabrese, Vice Segretario Nazionale FIMMG – che ha bisogno di un passaggio e di momenti di confronto rispetto agli interlocutori pubblici per definire i processi e soprattutto i percorsi attraverso cui raggiungere questi obiettivi che sono stati definiti per legge e su cui la categoria non è stata consultata almeno fino ad ora”.

Ascolta la
Diretta
Ascolta la
Diretta
Messaggia con la
Radio in diretta