
Dazi, Ue in nervosa attesa dell’attuazione Usa dell’accordo
Roma, 7 ago. (askanews) – Sono queste lunghe giornate di attesa, sempre più scomoda, per la Commissione europea, riguardo alla effettiva attuazione da parte degli Stati Uniti dell’accordo politico sui dazi commerciali. E’ ormai trascorsa una intera settimana dal primo ordine esecutivo del presidente Usa, Donald Trump, che ha livellato al 15% il fardello sulla maggior parte delle esportazioni dell’Ue verso gli Usa.
Ma qualcosa di analogo anche su auto, componenti per l’auto, farmaceutica e microprocessori ancora non si vede. Nel frattempo, per quanto concerne la dichiarazione congiunta che Ue e Usa si erano impegnate a sottoscrivere, una sorta di percorso a tappe nella realizzazione dell’accordo, la Commissione Ue ha fatto sapere che per parte sua il lavoro è sostanzialmente completato. “La palla è nel campo Usa e ci attendiamo che ci aiutino a fare passi avanti”, ha affermato un portavoce della Commissione, Olof Gill durante la conferenza stampa di metà giornata oggi a Bruxelles.
La Commissione si attende inoltre che gli Stati Uniti adottino “il prima possibile” altri ordini esecutivi sui dazi appunto per auto, componentistica e le altre categorie stabilite. Su questo elemento, il portavoce ha rivendicato la soddisfazione per il valore concordato, visto che si partiva da una minaccia Usa di dazi al 30%.
E nei giorni scorsi fonti comunitarie hanno rimarcato che questo 15% non è per nulla peggiore dei livelli raggiunti da altri paesi, in particolare la Gran Bretagna. Londra ha sì ha concordato un dazio generale al 10%, ma a differenza di quello europeo, che è un tetto onnicomprensivo, questo si aggiunge a ulteriori dazi base che corrispondono al livello di “migliore nazione favorita”, solitamente circa il 5%, ma va anche oltre in alcuni settori.
“Non abbiamo dubbi che altri ordini esecutivi arriveranno presto”, ha affermato un’altra portavoce della Commissione, Arianna Podestà. “Abbiamo un accordo politico, non abbiamo motivo per dubitare degli impegni presi, il resto è pura speculazione”.
Fatto sta che, pressata dalle domande dei giornalisti, Bruxelles si fa sfuggire segnali da cui traspare anche un certo nervosismo. Gill ha affermato di volersi focalizzare sugli “elementi positivi dell’accordo”, ma precisando altresì che “le contromisure che sono state sospese possono essere riattivate in ogni momento, ove necessario”.
Peraltro, nell’intesa raggiunta “siamo stati molto chiari sugli impegni presi e su quelli che non sono stati presi”. In particolare le cifre riguardanti le importazioni di energia dagli Usa e gli investimenti Ue negli Usa “non sono vincolanti”, hanno ricordato entrambi i portavoce. Piuttosto “quello che abbiamo trasmesso all’amministrazione Usa è, diciamo, un aggregato sulle intenzioni raccolte dalle imprese europee e dagli Stati membri, che abbiamo consultato, sulle loro spese in energia e sui piani di investimenti”, hanno precisato i portavoce.
Questo in risposta ad una domanda sulle recenti minacce di Trump. Un paio di giorni fa, in una intervista ha ventilato la possibilità di rialzare i dazi appena concordati con la Ue se quest’ultima non onorerà gli impegni in termini di importazioni di energia (750 miliardi di dollari in tre anni) e di investimenti (600 mld) negli Usa.
“Questi impegni non sono in alcun modo vincolanti. La Commissione non ha il potere, e non ha mai cercato il potere, di costringere” le imprese ad effettuarli. “Ma sono una onesta comunicazione degli intenti” delle aziende Ue. “Perché abbiamo parlato con le nostre imprese per avere un quadro chiaro e non aggiungerò altro”, ha detto ancora la portavoce.
“Le compagnie europee hanno il diritto sovrano di investire dove lo ritengono più vantaggioso”, ha poi precisato Gill. Quanto a questi aggregati “non riteniamo che qualunque intenzione di investire negli Usa porterà necessariamente a impatti negativi nella Ue”, ha concluso. (fonte immagine: European Union).