
Dazi, M5s: Meloni non ha attributi per potenziare la web tax
Roma, 14 lug. (askanews) – “Giustamente alcuni Governi europei, che ancora cercano di non essere meri zerbini come l’Esecutivo Meloni, propongono all’Europa di trattare sui dazi di Trump usando lo strumento della web o digital tax. Secondo un recente studio di Mediobanca, nel 2022 i colossi del web hanno versato al Fisco italiano 162 milioni euro di tasse, con un tax rate effettivo del 28,3%. In realtà il tax rate è anche minore, visto che molti colossi restringono il perimetro del reddito imponibile utilizzando Paesi a fiscalità privilegiata. Il tutto mentre in Italia su un reddito da lavoro dipendente superiore ai 50.000 euro si arriva a pagare un’aliquota del 43%. Oggi un italiano che prende 2.500 euro netti al mese paga in proporzione più tasse di un colosso del web. I fatto è che Giorgia Meloni, nonostante i travestimenti e gli occhi iniettati di sangue solo a favore di telecamera, non ha gli attributi per spingere la leva della digital tax”. Lo si legge in una dichiarazione congiunta dei parlamentari M5S delle commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato.
“L’ultima prova – denunciano- è arrivata con il recente Dl acconti Irpef, quando noi abbiamo presentato un emendamento per potenziare la digital tax, che da quando è in vigore in Italia ha comunque garantito un gettito da 1,5 miliardi, e finanziare per questa via un vero abbassamento dell’Irpef sul ceto medio. Il partito della Meloni che dai banchi di opposizione diceva che quella tassa era troppo bassa, ha detto no a quell’emendamento. Abbiamo una premier pavida ed elitaria. Questo è e questo non cambierà”.