Dazi, Federvini: 15% soglia preoccupante, trattative devono proseguire

Dazi, Federvini: 15% soglia preoccupante, trattative devono proseguire

Milano, 27 lug. (askanews) – Di fronte all’introduzione di dazi al 15% sui prodotti europei esportati verso gli Stati Uniti, Federvini esprime forte preoccupazione per gli impatti che tale misura potrebbe avere su tutto il comparto vitivinicolo, degli spiriti e degli aceti italiani.

“Un’ipotesi di dazi al 15% pone una criticità evidente per il comparto – dichiara Giacomo Ponti, presidente di Federvini – e l’obiettivo condiviso resta arrivare ad una percentuale inferiore, più sostenibile per le nostre imprese, pur avendo presente che l’optimum sarebbe dazio zero. La speranza è che entro il primo agosto si possa avere un ulteriore margine per impostare le nostre relazioni commerciali con un partner fondamentale e un alleato strategico come gli Stati Uniti”.

Federvini sottolinea la necessità di un’intesa trasparente e di lungo periodo, che consenta alle imprese di pianificare con fiducia: “È importante capire – prosegue Ponti – se esistano spazi per un confronto più approfondito e tecnico, in grado di considerare le specificità dei singoli settori e delle diverse categorie merceologiche. Serve una lettura equilibrata, che eviti generalizzazioni potenzialmente dannose”.

Altro aspetto delicato riguarda le modalità di applicazione: “Il 15% è comunque una percentuale che sposta verso l’alto il dazio ad valorem – precisa Ponti – ma è essenziale chiarire se si tratti di un’aliquota unica o se andrà ad aggiungersi a dazi già esistenti. In quest’ultimo caso, le conseguenze sarebbero ancora più critiche per la competitività delle nostre esportazioni”.

Federvini continuerà a lavorare in stretta sinergia con i rappresentanti istituzionali italiani ed europei per favorire un dialogo costruttivo con le autorità statunitensi. L’obiettivo è arrivare a una soluzione condivisa che tuteli il valore delle filiere italiane e, allo stesso tempo, preservi una relazione economica solida e reciprocamente vantaggiosa.

“Le trattative devono proseguire – conclude Ponti – con spirito pragmatico e visione strategica. In gioco non c’è solo un segmento industriale ma un modello produttivo fondato su qualità, identità e rapporti internazionali costruiti nel tempo”.

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