Da Via Margutta a Manhattan, l’arte senza confini di Laura Turcan

Da Via Margutta a Manhattan, l’arte senza confini di Laura Turcan

Le esposizioni in luoghi iconici, quadri pieni di vita, gli encomi dei critici

Chi sa di arte, chi ama l’arte, chi vuole scoprire l’arte, ha ogni anno un appuntamento obbligato tra le luci di New York. Aprile e la primavera sono sinonimo di Artexpo, la più grande fiera mondiale delle belle arti, giunta quest’anno alla quarantasettesima edizione. Nei colossali spazi del Pier 36 a Manhattan, tra numeri record anche di visitatori, una serie imperdibile di dipinti, sculture, stampe, disegni fotografie, ceramiche, litografie, opere in vetro da parte di artisti qualificati, là dove fecero capolino finanche i lavori di Andy Wharol e Keith Haring.

Parallelamente, nella Grande Mela, è andato in scena il Tour Biennale degli Stati Uniti che racchiude pure Washington, Miami e Los Angeles, ambizioso progetto di video-esposizione al 1619 di Broadway (edificio leggendario per la musica, il Brill Building in cui incisero tra gli altri Burt Bacharach e Neil Diamond), il celebre distretto dei teatri: tra i grattacieli, a pochi passi da Times Square, l’onore è toccato a soli dieci artisti tra 500 candidati.

Come per un ballerino danzare alla Scala, come per un tennista calcare l’erba di Wimbledon, un traguardo da ricordare per tutta la vita con orgoglio. Ed è con questo sentimento che ha vissuto quei giorni Laura Turcan, impegnata su entrambe i fronti e selezionata per il Premio Arti Visive Leaders: “Un’esperienza speciale” racconta.

Nata in Moldavia, italiana d’adozione, Laura vive a Roma e ha plasmato la sua creatività attraverso l’approccio a discipline e tecniche più svariate, dalle belle arti al design, muovendo i primi passi al liceo professionale polivalente. Aprendosi poi ad altri mondi apparentemente lontani: progettazione d’impresa, marketing management, analisi finanziaria, chimica, biologia, naturopatia, enologia, recitazione, cinematografia, tra corsi di formazione e master class.

Laura Turcan

Sono proprio i mille interessi, evidentemente, a favorire la poliedricità dei suoi lavori, con l’accurata scelta dei materiali e la visione audace di colori e forme che hanno attirato l’attenzione di riviste e cataloghi d’arte contemporanea. Ha parlato e ha scritto di lei anche Vittorio Sgarbi, come nell’encomio all’opera “The end” (tecnica mista), descrivendola “un sapiente lavoro di sperimentazione”. Così come Angelo Crespi, attuale direttore della Pinacoteca di Brera, in occasione delle “Ottanta proposte di investimento per il collezionista”.

Ma che cos’è l’arte per Turcan? “Passione, frenesia, emozione, talvolta sofferenza. Uno sfogo dell’anima che diventa materia”. Laura – con il contorno di vari riconoscimenti – ha esposto tra l’altro le sue opere al Museo europeo di arte moderna a Barcellona, al Carrousel del Louvre a Parigi, a numerosi eventi organizzati dall’Ordine dei Cavalieri di Malta.

E ancora nello storico scenario di Via Margutta a Roma, all’Espacio Gallery di Londra, nella manifestazione “Artista dell’anno” a Bruxelles, quindi a “Donne in Luce”, l’omaggio all’universo artistico femminile nel complesso monumentale di San Salvatore in Lauro. Tappe che ne fanno sempre più un’apprezzata artista emergente.

Nel materiale usato – il mezzo di uno studio approfondito -, c’è la chiave di volta per comprendere il messaggio e l’essenza della sua produzione. I suoi quadri non sono piatti e bidimensionali: acquisiscono vita grazie alla dimensione, appunto, che Turcan sviluppa. Sono frutto di una ricerca costante, uno sguardo aperto sull’orizzonte. In attesa di nuove tappe da celebrare.

Franco Di Paolo

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