Confagri Padova: mais, frumento e orzo non sostengono più reddito

Confagri Padova: mais, frumento e orzo non sostengono più reddito

Roma, 10 lug. (askanews) – Mais, frumento, orzo, soia e barbabietola continuano a rappresentare le colonne portanti delle campagne e dell’identità agricola padovana, ma, da sole, non bastano più a garantire la sostenibilità economica delle aziende. Anche produzioni agricole di elevata qualità, come quelle del 2024, non sempre si sono tradotte, infatti, in un valore economico adeguato per le imprese del territorio.

È uno dei passaggi chiave della relazione di Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova, che insieme al direttore Valentino Montagner ha aperto l’assemblea annuale nella sede dell’organizzazione agricola ad Albignasego. Una panoramica caratterizzata dalla preoccupazione per un mercato globale che premia sempre meno le produzioni locali, nonostante l’impegno e gli sforzi economici delle aziende, che si stanno sforzando di diversificare i redditi investendo anche nelle agroenergie.

“Confagricoltura Padova conta 4.000 imprese agricole, attive su circa 148.000 ettari di territorio, supportate da otto sedi operative distribuite capillarmente in tutta la provincia – ha detto Barbetta – Il 2024 è stato un anno in chiaroscuro: da un lato ha visto il settore agricolo riprendersi, con un aumento del 3,5 % del valore aggiunto nazionale. Dall’altro, però, tante sono state le difficoltà legate all’aumento dei costi di produzione, agli eventi climatici estremi che alternano lunghi periodi di siccità a piogge torrenziali e a una burocrazia che continua a frenare lo sviluppo delle nostre aziende”.

A tutto questo si aggiunge una minaccia crescente: la fauna selvatica. Per quanto riguarda la zootecnia, altro caposaldo dell’agricoltura padovana, gli allevatori sono alle prese con problematiche diverse, che vanno dalle epidemie allo stallo dei mercati. “La filiera del bovino da carne, oltre al timore per la diffusione della dermatite nodulare contagiosa, sta vivendo un momento delicato per la scarsità di ristalli disponibili sul mercato e i maggiori costi per l’approvvigionamento degli animali – ha spiegato Barbetta – La suinicoltura è minacciata dalla diffusione della Peste suina africana”.

Note positive dal settore delle orticole e del vino: “asparagi, radicchio e patate arricchiscono i mercati locali e trovano sbocchi importanti anche sui mercati esteri – ha rimarcato il presidente – Infine le produzioni vitivinicole del Conselvano e dei Colli Euganei, con uve e vini di prestigio, rappresentano un simbolo di eccellenza”.

Altro fattore positivo le agroenergie, come il fotovoltaico e il biogas, che hanno aperto scenari completamente nuovi. Il Veneto, infatti, è oggi la seconda regione italiana per numero di impianti fotovoltaici installati, con oltre 230.000 impianti attivi, molti dei quali in regime agrisolare, sia su tetto che a terra. Questo significa per molti agricoltori la possibilità di diversificare il reddito e, al tempo stesso, ridurre in modo significativo i costi energetici aziendali.

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