Cina, Xi delegherà governance di alcuni gangli del Pcc

Cina, Xi delegherà governance di alcuni gangli del Pcc

Roma, 6 lug. (askanews) – Xi Jinping sta preparando il terreno alla nomina di un successore? Cominciano, molto timidamente, a chiederselo gli osservatori internazionali, dopo che il presidente cinese ha consentito l’introduzione di nuove modalità di governance interne ad alcuni organismi del Partito comunista cinese che consentirebbero un processo decisionale con una devoluzione di alcuni poteri del leader.

Secondo quanto scrive il South China Morning Post oggi, il Politburo – sancta sanctorum del potere cinese, composto di 24 alti esponenti del Pcc – ha esaminato lunedì nuove regole che si applicherebbero ai vari “istituti di coordinamento del partito”, organismi interni che si occupano di armonizzare le politiche che interessano diverse agenzie del Pcc. Si tratta in particolare delle “commissioni centrali” e dei “gruppi direttivi” del partito, molti dei quali sono stati istituiti o hanno ottenuto maggiori poteri proprio durante il mandato di Xi.

Le nuove regolamentazioni mirano a standardizzare il processo di coordinamento e revisione delle politiche ai massimi livelli, secondo l’agenzia di stampa statale Xinhua. Nella riunione del Politburo è stato sottolineato che questi organi dovrebbero concentrarsi su “pianificazione, discussione e verifica delle questioni di rilievo”.

Per gli esperti, ciò evidenzia una tendenza, inizialmente riportata dal South China Morning Post, secondo cui Xi sta delegando maggiori responsabilità quotidiane ai suoi vice. Dali Yang, politologo dell’Università di Chicago, ha commentato che le nuove misure riflettono l’impegno di Xi a formalizzare e istituzionalizzare le procedure di governo tramite regolamenti e leggi, per conferire “maggiore regolarità” alle operazioni. “Soprattutto perché lui stesso rimane presidente di tanti di questi organi di coordinamento, oltre ai suoi incarichi nel partito e nello Stato, tutti i quali richiedono tempo e attenzione, risorse che non sono illimitate”, ha detto Yang.

Sempre al SCMP, Victor Shih, un osservatore dell’Università della California, ha osservato che l’ultima iniziativa di formalizzare gli organi di coordinamento di alto livello “di per sé non suggerisce un’ampia delega”, tuttavia “sembra che Xi possa prestare meno attenzione ai dettagli quotidiani, il che richiede un meccanismo di supervisione per garantire che le sue priorità politiche vengano effettivamente portate avanti dai funzionari di livello inferiore”.

Insomma, Xi sta delegando una serie di funzioni di coordinamento su settori non secondari dell’amministrazione cinese. Un approccio, questo, che non è propriamente nello stile di governo del leader cinese, che invece tende molto a centralizzare il potere. Secondo un analista politico con base in Cina che ha parlato con SCMP a condizione di anonimato, le norme sugli organi di partito potrebbero prefigurare i preparativi per il ritiro di Xi. “Le regole potrebbero essere stabilite per regolare gli organi, perché è un momento chiave per la transizione di potere”, ha detto l’analista.

Il prossimo congresso nazionale quinquennale del partito è previsto per il 2027, quando scadrà il mandato di Xi come leader del partito. Ma non c’è da attendersi che Xi si presenti a quell’appuntamento da dimissionario. Quello che può accadere, però, è che in quella sede il presidente possa avviare un graduale processo di transizione del potere. Uno dei percorsi potrebbe essere quello di nominare un vicepresidente. Un altro è quello di lasciare uno dei tre massimi incarichi che ricopre: segretario generale del Partito, presidente della Repubblica popolare cinese e presidente della Commissione militare centrale (cioè capo supremo delle forze armate).

Shih ha suggerito che Xi potrebbe adottare un approccio graduale alla successione, “equivalente a differire la questione della successione di altri cinque-dieci anni, delegando uno dei tre incarichi chiave, come la presidenza dello Stato, a un membro dell’Ufficio permanente del Politburo di età simile”.

Al momento non c’è un evidente candidato alla successione nella dirigenza del Pcc. A differenza dei suoi predecessori, Xi non ha promosso un successore al termine del suo primo mandato nel 2017, né lo ha fatto in seguito.

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