Carrozza (Cnr): dal prossimo anno vedremo impatto Pnrr su ricerca

Carrozza (Cnr): dal prossimo anno vedremo impatto Pnrr su ricerca

“Mi aspetto che il sistema italiano sia molto più forte”

Roma, 18 gen. (askanews) – Gli effetti del Pnrr “ancora non li vediamo pienamente ma li vedremo nelle ricerche del prossimo anno e di quello dopo. Sarà interessante vedere l’impatto del Pnrr sullo stato di salute della ricerca italiana. Fino adesso abbiamo dei dati ottimistici, perché abbiamo avuto più investimenti negli anni recenti, più ricercatori sia negli enti di ricerca che nelle università e anche più programmi di ricerca, e poi il Pnrr”. Lo ha detto la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza aprendo a Roma nella sede centrale dell’Ente l’evento di presentazione della quarta edizione della “Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia. Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia” frutto della collaborazione tra l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Cnr-Irpps), l’Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile (Cnr-Ircres), e Istituto per gli studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie (Cnr-Issirfa).

“Sappiamo – ha detto poi ad askanews la presidente del Cnr – che l’Italia è specializzata a livello internazionale nei settori tradizionali, tipici del Made in Italy, che probabilmente saranno meno importanti nell’economia del futuro. Per fare un salto dalle specializzazioni tradizionali a quelle più innovative ci vuole uno sforzo congiunto delle imprese, del settore pubblico e delle università. Dalla relazione emergono dei punti di forza, ad esempio nei semiconduttori, che potrebbero essere quelli su cui si può costruire una capacità scientifica e tecnologica per sostenere il progresso italiano nei prossimi anni”.

“In Italia – ha detto ancora ad askanews Maria Chiara Carrozza in relazione allo studio – c’è una lieve ripresa dell’investimento in ricerca, anche grazie al Pnrr. L’Italia ha un ecosistema che produce brevetti, forse non abbastanza ma tendenzialmente in un’area della ricerca più tradizionale del made In Italy, però c’è un ambito quello delle nanoscienze, delle microstrutture dove stiamo andando bene. La ricerca enfatizza anche l’importanza della mobilità dei dottorandi e anche l’investimento nei dottorati di ricerca. La mobilità, il fatto di andare in un sistema diverso a fare una parte del percorso può essere vincente poi per la carriera successiva”.

“Complessivamente – ha concluso – mi aspetto che alla fine del Pnrr il sistema italiano sia molto più forte e che anche la collaborazione pubblico-privato abbia dato i suoi frutti e penso che ovviamente ci dobbiamo preoccupare di un consolidamento a medio e lungo termine degli investimenti però la mia prospettiva è sempre di lavorare prima con quello che abbiamo. Penso che i talenti che noi formiamo, solo qui al Cnr abbiamo centinaia di nuovi ricercatori a tempo determinato sul Pnrr, saranno i talenti dell’Italia. Si dice sempre che c’è un grande carenza, noi con il Pnrr abbiamo l’occasione di formare queste persone altamente qualificate”.

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