
Bce: calo debito-Pil slitta di 4 anni con clausole Ue spese difesa
Roma, 30 apr. (askanews) – L’eventuale ricorso alla clausola nazionale di sospensione del Patto di stabilità e di crescita, per aumentare fino all’1,5% del Pil le spese in difesa, da parte dei Paesi dell’Unione europea con livelli di debito pubblico “elevati”, tra i quali c’è l’Italia, provocherà un ritardo di quattro anni sull’inizio del declino del rapporto debito-Pil aggregato. Lo prevede la Banca centrale europea, in uno studio che è stato anticipato rispetto al bollettino economico che verrà pubblicato giovedì.
L’analisi riguarda i piani di bilancio strutturali di medio termine, in base appunto alle nuove regole del Patto di stabilità e di crescita, che hanno come obiettivo chiave quello di avviare un calo credibile e sostenibile dei livelli di indebitamento pubblico sul Pil. Viene presentata forse in maniera non proprio tempestiva, dato che in questi giorni stanno giungendo le richieste da parte dei Paesi di accesso a questa clausola. La Commissione Ue nella sua proposta per aumentare le spese in armamenti e difesa (RearmEU) aveva indicato un termine non perentorio nella fine di aprile sull’uso di questa clausola, eventuali nuove richieste potrebbero quindi arrivare anche più in là.
Ad ogni modo, nell’ipotesi che tutti i Paesi con debito catalogato come “elevato” – ovvero sopra il 90% del Pil, quindi Belgio, Grecia, Spagna, Francia, Italia e Portogallo – facciano ricorso alla clausola, il loro debito/Pil aggregato, invece di segnare un picco al 119% nel 2027, continuerebbe a salire fino a toccare il 123% nel 2031, prevede la Bce, e solo allora inizierebbe un percorso di graduale declino.
Nello scenario di base, in cui si fossero attuati i nuovi piani di medio termine in base alle nuove regole del Patto sui conti, il debito/Pil aggregato di questi 6 Paesi sarebbe rientrato nel 2035 sotto i livelli del 2019 (circa 112%). In caso di attivazione delle clausole nazionali per le spese in difesa, invece, nel 2035 resterebbe poco sotto il 120% del Pil.
Più in generale, lo studio rileva che “l’attuazione del Patto rivisto è circondata da una rilevante incertezza”. Oltre al fattore delle clausole nazionali di sospensione del Patto, che peraltro segue “un periodo prolungato, dal 2020 al 2023, in cui la clausola generale di sospensione era stata già attivata”, alcuni di dei piani di medio termine presentati dei paesi “mancano di supporto politico, mentre alcuni paesi devono ancora presentare un piano”.
Le prospettive per le politiche di bilancio dell’area euro sul 2025 e oltre “restano circondate da elevata incertezza, non ultimo dato che i paesi devono ancora delineare i loro piani in merito alla difesa”. Vista questa incertezza, secondo la Bce la piena attuazione degli impegni presi nei piani finora presentati è essenziale. Le misure di bilancio e gli impegni sulle riforme strutturali “aiuteranno a limitare gli impatti su deficit e debiti dalle spese addizionali in difesa”. Serviranno “riforme favorevoli alla crescita e investimenti pubblici che limitino ricadute negative sugli aggregati di domanda”.
Più nello specifico, le eventuali clausole nazionali di sospensione del Patto per la difesa “andranno attuate in maniera mirata, per assicurare che l’aumento della spesa sulla difesa avvenga preservando la sostenibilità di bilancio sul medio termine in linea con i requisiti del Patto”. In gioco, secondo le istituzioni monetaria, c’è la credibilità delle nuove regole di bilancio comuni.
Per questo servirà “una vigilanza appropriata e un continuo monitoraggio degli aggiustamenti di bilancio, delle riforme e degli investimenti, per assicurare che gli obiettivi previsti nella riforma del Patto vengano raggiunti”. La Bce aggiunge di attendersi che emergano già sul breve termine delle deviazioni (gap) rispetto ai limiti alla spesa netta previsti dai piani di medio termine. “Se queste deviazioni fossero consistenti e persistenti, potrebbero interferire con gli obiettivi delle nuove regole, in particolare con quello di mettere il debito su un percorso plausibile di declino nel medio periodo, specialmente alla luce delle necessità di spesa addizionali sulla difesa”. (fonte immagine: ECB).