Alla 3a edizione di VinoVip al Forte protagonisti grandi bianchi e giovani

Alla 3a edizione di VinoVip al Forte protagonisti grandi bianchi e giovani

Milano, 11 giu. (askanews) – Il Gotha del vino italiano si è dato appuntamento a Forte dei Marmi l’8 e 9 giugno per la terza edizione di VinoVip al Forte. La versione “balneare” di VinoVip Cortina, organizzata dalla rivista Civiltà del bere, ha riunito circa 500 persone tra professionisti e appassionati di alto profilo. “Per la nostra rivista è un onore – ha commentato il direttore Alessandro Torcoli – organizzare annualmente questo summit del settore vitivinicolo, in contesti di grande prestigio ed eleganza. Come nelle bottiglie, guardiamo alla qualità più che alla quantità: in un mondo in cui si organizzano molte fiere che macinano grandi numeri, il nostro evento si caratterizza per l’atmosfera e uno stile ideale per rafforzare le relazioni e stimolare le idee. Di questo andiamo fieri ed è il segreto di VinoVip, una manifestazione che è nata nel 1997”.

Protagonisti della prima giornata di VinoVip al Forte sono stati i grandi bianchi italiani. Vini che, per stile e potenziale, rappresentano il futuro secondo gli organizzatori dato che non hanno ancora raggiunto i vertici di apprezzamento di altri fine wines internazionali, soprattutto francesi (Borgogna, Bordeaux blanc, Condrieu), e ancora non si avvicinano ai valori dei rossi in generale. “Termini come longevità, esclusività e artigianalità, un tempo aspetti importanti nella definizione di vino di pregio, possono considerarsi ancora oggi come un valore? E fino a che punto?”, è stato lo spunto di riflessione lanciato da giornalista Aldo Fiordelli, senior editor di JamesSuckling.com. Questi concetti andrebbero ripensati alla luce di un cambiamento non solo del clima, ma anche delle filosofie di pensiero e, di conseguenza, degli stili di vinificazione. “Se in passato abbiamo dovuto assorbire dall’estero gli stili per fare grandi bianchi – conclude Fiordelli – oggi abbiamo tutte le competenze per fare bianchi identitari in ogni nostro territorio vocato a questo tipo di produzione”.

La mattina di lunedì è stata la volta del tradizionale talk show: “Il futuro del vino raccontato da chi lo farà”, moderato dal direttore di Civiltà del bere Alessandro Torcoli. L’incontro si è concentrato sulle nuove generazioni impegnate a vario titolo nel settore enologico, ovvero nella comunicazione, nella sommellerie e nella produzione di vino. Il valdostano Alessandro Rosset, quarta generazione alla guida delle Distillerie Saint Roch ha sottolineato il valore della sostenibilità ambientale e l’importanza della reattività di tutto il sistema ai cambiamenti climatici. La giornalista fiorentina under 30 Francesca Luna Noce ha parlato della crisi di credibilità del giornalismo enologico e della necessità di essere chiari senza diventare superficiali. Dal palco, Paolo Porfidio, classe 1989, head sommelier del ristorante Terrazza Gallia di Milano, ha ricordato l’utilità di approcciare l’ospite con un linguaggio più comprensibile anche a tavola, abbandonando i tecnicismi. Dello stesso avviso Ilaria Cappuccini, digital creator riminese che dal suo profilo Instagram parla di vino agli under 35 con un tono pop, aperto e inclusivo. Mentre la vigneronne toscana Elena Casadei, titolare del progetto vinicolo Le anfore di Elena Casadei, ha spiegato la sua personale visione enologica, in cui l’utilizzo delle anfore aiuta a comprendere l’unicità del legame vitigno-terroir. Al termine del talk show il professor Luigi Moio ha ricevuto il Premio Khail, riconoscimento intitolato all’ideatore dell’evento e fondatore di Civiltà del bere Pino Khail e destinato a un personaggio che si è distinto nella valorizzazione del vino italiano nel mondo.

Docente di Enologia dell’Università di Napoli e viticoltore in Irpinia, è tra i personaggi di spicco del panorama scientifico internazionale: già presidente dell’Oiv nel triennio 2021-24, autore di oltre 350 pubblicazioni scientifiche e del saggio Il respiro del vino. “Ho conosciuto Pino Khail, leggo la sua rivista da quando avevo 15 anni e frequentavo la Scuola enologica, ne ho sempre apprezzato gli approfondimenti scientifici e tecnici – ha detto Moio – Questo riconoscimento mi rende felice. Il vino è un’invenzione straordinaria dell’uomo e possiede il fascino proprio del vettore culturale. Ero un po’ preoccupato dei rischi che correva in questo mondo che converge sempre più verso l’omologazione di gusti e prodotti. Ma, dopo aver ascoltato gli interventi dei giovani durante il talk show, mi sento più tranquillo, con la consapevolezza di lasciare in buone mani il futuro di questa bevanda unica, paradigma di diversità”.

Nel tardo pomeriggio di lunedì poi si è svolto il Grand tasting di VinoVip al Forte, momento clou della manifestazione in Versilia, con la degustazione di 117 vini di pregio (tra classici e novità) di 32 aziende provenienti da tutta Italia.

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