
Agrofarmaci e fertilizzanti sempre più orientati a sostenibilità
Roma, 6 mag. (askanews) – I comparti industriali dei fertilizzanti e degli agrofarmaci sono in continua evoluzione, con un forte orientamento verso l’innovazione e la sostenibilità dei propri prodotti. L’intero settore agroalimentare dimostra una grande professionalità e competenza nell’utilizzo ottimale dei mezzi tecnici al fine di mantenere alta la competitività del settore e la qualità delle proprie produzioni.
È questa la fotografia che emerge dai dati relativi al Focus Fertilizzanti, presentati oggi a Rimini alla fiera Macfrut, dell’Osservatorio Agrofarma, il progetto che si pone l’obiettivo di fornire dati e informazioni costantemente aggiornati sullo stato dell’arte dell’agricoltura italiana.
Un primo aspetto messo in luce nel report riguarda l’ottimizzazione nell’uso dei fertilizzanti e una sempre minore dispersione dei nutrienti: rispetto al resto d’Europa l’input di azoto e fosforo negli ultimi 15 anni in Italia è, infatti, diminuito di circa il 7-8%. Inoltre, le quantità di prodotti fitosanitari venduti in Italia negli ultimi 10 anni, sono diminuite complessivamente del 14%. E negli ultimi 5 anni, le Imprese produttrici di fertilizzanti hanno destinato 104 milioni di euro (in media, quindi, circa 20 milioni all’anno) ad attività di R&D e di efficientamento dei processi produttivi, anche dal punto di vista energetico.
Un impegno che si affianca a quello delle imprese di agrofarmaci che, in Italia, investono circa 3% del fatturato annuo (circa 32 milioni di euro) in attività di R&D. Di questi, circa 1/3 viene destinato allo sviluppo di prodotti utilizzabili anche in agricoltura biologica. Entrambi i settori sono, infatti, da tempo impegnati nella messa a punto di strumenti che possano rispondere adeguatamente a questa tipologia produttiva: del totale dei fertilizzanti registrati negli ultimi 9 anni, oltre il 60% è idoneo all’utilizzo anche in agricoltura biologica.
Paolo Girelli, presidente di Assofertilizzanti-Federchimica, ha sottolineato come “solo attraverso un sistema normativo aperto all’innovazione e fondato su solide basi scientifiche sarà possibile garantire la piena sostenibilità del sistema agroalimentare italiano ed europeo”.