A pranzo con Monet, dal 9 all’11 maggio a Tavolo Unico di Busto Arsizio

A pranzo con Monet, dal 9 all’11 maggio a Tavolo Unico di Busto Arsizio

Milano, 30 apr. (askanews) – Non è solo un ristorante. È una casa vissuta, ristrutturata, amata. È lo spazio che Massimiliano Babila Cagelli, ex campione di nuoto col pallino per l’arte e la passione per la cucina, ha deciso di aprire agli altri. Non solo per mangiare, ma per proporre un’idea più profonda di condivisione. Con i suoi piatti, le opere, le sale, ogni dettaglio è il riflesso della sua personale sensibilità artistica. Il risultato è un ristorante-galleria tra capolavori e sapori, una casa dove gli ospiti pranzano e cenano in sale separate, ognuna dedicata ad artisti e scrittori, dove anche i piatti sono ispirati da opere d’arte.

Il ristorante dei sogni di Cagelli è aperto dal 2021 a Busto Arsizio. E’ la casa dove ha vissuto per tanti anni, trasformata in un luogo dove il confine tra gastronomia e collezionismo si assottiglia per lasciare spazio a un’esperienza multisensoriale. Qui l’arte non è decorazione. È parte integrante. È una collezione che Cagelli ha costruito nel tempo, girando il mondo, visitando musei nelle giornate libere delle sue trasferte d’atleta.

Tavolo unico è anche un laboratorio di idee ed eventi. Ad aprile scorso ha ospitato all’interno della sua struttura, nel bistrò Olio su Tela recentemente aperto, cento xilografie originali di Salvador Dalí dedicate alla Divina Commedia.

A maggio, per tre giorni, dal 9 all’11, il locale si trasformerà in un viaggio nel tempo. Il tema? L’impressionismo, quello vero, vissuto, quotidiano. Non solo Renoir, Rodin o Camille Claudel: qui si racconta la vita vera degli artisti, i loro pranzi del giovedì, le chiacchiere tra quadri e debiti. “Esporremo un invito originale del 1891, firmato da Monet, con timbro e francobollo: un pranzo tra impressionisti e collezionisti”, spiega Cagelli. Due cene e un pranzo, accompagnati da musica da camera dal vivo, che chiudono il cerchio su un’epoca. Un pezzo di storia che parla di arte, fame, amicizia e passione. Accanto, anche la prima edizione della biografia di Monet, scritta da quel collezionista che ricevette la lettera. Un omaggio alla bellezza che nasce fuori dai musei.

“Sto condividendo la casa con i gusti della persona che l’ha costruita: me stesso – spiega Cagelli -. Gli stessi gusti di chi ha scelto le ricette, le stesse scelte di chi ha selezionato le opere d’arte. “Questo filo sommerso, sottile, lega tutto: cucina, arte, servizio, non è mai gridato. Costruisce l’esperienza per “sottrazione. Piatti semplici, come quelli della nonna: Una costina sola, su un piatto bianco; il polpo, “lavorato per sedici anni fino a capirlo davvero”. Niente fronzoli. L’essenza. Come nell’arte, anche nel cibo si cerca equilibrio. Il servizio? Quasi invisibile, mai invadente.

E oggi tutto questo viene offerto agli altri. Non come ostentazione, ma come gesto di apertura. Ogni sala racconta una storia e crea un dialogo tra l’arte esposta e la proposta culinaria. Nella Suite Romeo e Giulietta, i disegni di Dalí fanno da sfondo a posate d’argento del 1851 e il celebre divano Bocca di Gufram. Nella Sala 509, Michelangelo si accosta a Banksy, in un gioco di contrasti tra classicismo e street art. E poi c’è la Taverna De Chirico, dove l’atmosfera metafisica delle opere in esposizione si rispecchia nella cura dei piatti. La novità più recente di questa composizione che si arricchisce col tempo è Olio su Tela Bistrò, che ospita un autentico dipinto di Renoir, Poisson sur feuille vert. E’ un’opera minore, ma che vanta un primato: è l’unica tela del maestro impressionista esposta in un locale pubblico al di fuori di un museo.

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