
Torna in libreria “L’arte di bere” di Notari: vino, identità, cultura
Milano, 27 lug. (askanews) – Torna nelle librerie “L’arte di bere” di Umberto Notari, ristampa integrale a cura di Edizioni Ampelos del saggio tascabile pubblicato per la prima volta nel novembre 1933 dalla Società Anonima Notari, considerato uno dei primi testi italiani a esplorare il vino come fenomeno culturale, sociale ed economico, anticipando temi che oggi sono al centro del dibattito sull’enogastronomia e sulla comunicazione del settore.
Nel suo agile libercolo, Notari, fondatore nel 1929 della celebre rivista “La Cucina Italiana” ma anche, nove anni più tardi, tra i firmatari del terribile “Manifesto sulla razza”, affronta il tema del vino andando oltre la dimensione della semplice bevanda, assegnandogli un ruolo di simbolo antico ma ancora attuale, legato alla tradizione, alla terra e alla convivialità. “Impadronisciti del mistero che Dio ha messo nel vino e avrai ai tuoi piedi il mondo” scrive, evidenziando la sua concezione del vino come strumento di conoscenza e di relazione sociale.
Intimo amico di Marinetti, feroce anticlericale e dichiaratamente fascistissimo (Mussolini è un punto fermo che fa costantemente capolino), denuncia già negli anni Trenta quella che definisce “la crisi del vino” in Italia, interpretata come conseguenza dei mutamenti sociali ed economici, e si schiera a sua difesa proponendo una riflessione sul consumo consapevole e sulla necessità di recuperare il valore identitario del vino rispetto all’alienazione rappresentata dalle bevande “moderne”.
Il testo anticipa in qualche modo anche argomenti oggi centrali come il turismo del vino, la semplificazione del linguaggio nella comunicazione del vino e la promozione della cultura enologica come fattore di crescita economica e di coesione sociale, proponendo la necessità di investimenti mirati nella valorizzazione dei territori e dei prodotti tipici.
Il rapporto dell’eclettico scrittore con l’enogastronomia si riflette anche nella sua attività editoriale e giornalistica. Proprio con “La Cucina Italiana”, “Giornale di gastronomia per le famiglie e i buongustai” tuttora attivo, si pone l’obiettivo di divulgare la cucina tradizionale e promuovere uno stile di vita che valorizzasse sia la qualità degli alimenti che la cultura del vino. Attraverso la rivista e i suoi numerosi scritti, Notari propaganda la costruzione di una nuova identità nazionale, in cui la gastronomia, il vino e la convivialità diventano strumenti per unire il Paese e rafforzare il legame con la storia e la terra di appartenenza. Il tutto proposto con grande ironia, visione e cuor leggero, nel totale disinteresse per le nefandezze del regime che, al contrario, lavorava per esaltare.
Nato a Bologna nel 1878, si stabilì a Milano agli inizi del Novecento, dando inizio ad una carriera tra giornalismo, editoria e narrativa che lo portò ad essere prima un vivace innovatore culturale e poi un propagandista di regime. Fu tra i primi a introdurre nuove strategie nella produzione editoriale, istituendo nel 1904 la Società Anonima Notari e, pochi anni dopo, l’Istituto Editoriale Italiano, realtà che contribuirono a rendere più accessibili opere classiche e letteratura per il grande pubblico. Il suo “scandaloso” romanzo d’esordio “Quelle signore”, pubblicato nel 1904 e sottoposto a censura e processi, riscosse un enorme successo per il tema provocatorio, mentre la sua attività saggistica affrontò argomenti sociali, economici e di costume con taglio originale e spesso anticipatore dei tempi. “L’arte di bere” si inserisce in questo percorso come un esempio di economia raccontata in forma di romanzo, con uno stile diretto e accessibile che punta a sensibilizzare il lettore su questioni attuali ancora oggi: il consumo consapevole, la tutela delle tradizioni locali e il valore culturale del vino.
Notari, morto nel 1950 a Perledo (Lecco), ha lasciato una contraddittoria eredità culturale ma anche un modello editoriale che ha segnato la storia della comunicazione enogastronomica italiana. La ristampa di “L’arte di bere” offre la possibilità di riscoprire un testo che parla al presente, intrecciando storia, cultura, economia e piacere condiviso.
Questo agile volumetto, si avvale della prefazione di Maddalena Fossati Dondero, dal 2017 direttrice de “La Cucina Italiana”, e di una interessante introduzione dal titolo “Il vino futurista”, del ricercatore Simone Fagioli, socio della Società Italiana di Antropologia e Etnologia di Firenze.