
Dazi, Italmopa: per industria molitoria risvolti molto pesanti
Roma, 14 lug. (askanews) – Se la comunicazione sui dazi al 30% sui prodotti originari dell’Unione europea e destinati al mercato statunitense fatta dal presidente americano Donald Trump non fosse, come appare invece, finalizzata ad aprire un’ulteriore fase della trattativa, l’industria molitoria italiana “sarebbe pesantemente colpita sia direttamente, con l’applicazione di dazi sulle nostre farine e semole esportate verso gli Stati Uniti, sia indirettamente in quanto tali dazi saranno comminati anche ad altri prodotti del ‘Made in Italy’ alimentare, come la pasta o i prodotti della biscotteria e i lievitati, per i quali le farine e le semole risultano essere l’ingrediente principale”. Così Vincenzo Martinelli, presidente di Italmopa, l’associazione industriali Mugnai d’Italia, aderente a FederPrima e a Confindustria, che ribadisce la profonda preoccupazione del comparto molitorio italiano nei riguardi della possibile applicazione, con decorrenza dal primo agosto, di dazi al 30% sui prodotti originari dell’Unione europea e destinati al mercato statunitense.
“Ci auguriamo che, a fronte del rischio di un’escalation di una guerra commerciale alimentata da reciproche e crescenti ritorsioni, prevalga la volontà di privilegiare un approccio di natura negoziale”, ha aggiunto.
Nel 2024, le sole esportazioni italiane di farine e semole di frumento tenero e di frumento duro verso gli Stati Uniti hanno raggiunto complessivamente 46.500 tonnellate, con una crescita del 24% rispetto al 2023 e del 135% nell’arco dell’ultimo decennio, ponendo gli stessi Stati Uniti ai vertici dei Paesi extra UE destinatari dei nostri sfarinati.
“Peraltro, le possibili contromisure comunitarie nei riguardi degli USA prevedono l’applicazione di dazi sull’importazione di frumento tenero e di frumento duro, ovvero di materie prime delle quali siamo strutturalmente e fortemente deficitari” prosegue Martinelli. “Le nostre importazioni dagli Stati Uniti riguardano, peraltro, frumento di altissima qualità, circa mezzo milione di tonnellate nel 2024, non reperibile nelle quantità adeguate sul mercato nazionale o comunitario e pertanto difficilmente sostituibile. In questo contesto appare chiaro che, per l’industria molitoria, l’unica via percorribile rimane quella del buon senso”.