
Fedagripesca: Italia confermi in nuova Pac Ocm per settore patate
Roma, 19 giu. (askanews) – Aggregare per rafforzare sul mercato dei produttori di patate. E’ questa la strada da percorrere secondo Confcooperative-Fedagripesca, che a distanza di tre anni dall’attivazione di un intervento settoriale specifico per il settore (la cosiddetta “OCM pataticola”), ne traccia un primo bilancio più che positivo. L’Italia è stato il primo e finora unico Paese UE nel 2022 a prevedere nell’ambito della Pac un intervento settoriale specifico per le patate, decisione favorita anche dal fatto che i coltivatori di patate hanno sempre promosso nel nostro paese forme di aggregazione in cooperative o Organizzazioni di produttori con l’obiettivo di concentrare l’offerta commerciale e rafforzare la propria presenza sul mercato, a difesa della competitività e della capacità di reddito di migliaia di piccoli produttori.
“Ora, i dati dei primi due anni e le previsioni di spesa per il 2025 mostrano come il budget dell’intervento destinato alle patate, pari a 6 milioni di euro annui, sia stato quasi interamente utilizzato”, spiega Augusto Di Silvio, che per Confcooperative Fedagripesca riveste il ruolo di Coordinatore della Consulta pataticola. “Il nostro auspicio è che non solo l’Italia riconfermi la scelta di una OCM settoriale nell’ambito della nuova Pac, ma che punti anche ad un innalzamento della dotazione finanziaria a circa 8-9 milioni di euro”.
Secondo l’ultimo censimento del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in Italia operano circa 24.000 aziende pataticole spesso in alcune aree interne con una estensione fondiaria piuttosto ridotta. Anche se si tratta di una coltura in grado di generare un forte indotto economico, le aziende pataticole sono soggette a sempre più frequenti cali produttivi dovuti agli effetti dei cambiamenti climatici ed alla progressiva limitazione o scomparsa di principi attivi indispensabili per la difesa, tema che desta molte preoccupazioni per il settore delle patate, non solo al livello italiano ma europeo, al pari dell’intero comparto ortofrutticolo.
“Nonostante il trend nazionale che vede un progressivo, seppur lieve, aumento delle superfici investite a patata – conclude Di Silvio – la combinazione di questi fattori mina fortemente la capacità produttiva dei pataticoltori e, quindi, l’offerta di patate italiane penalizzando, oltreché la redditività delle aziende, anche il consumatore che è estremamente sensibile al tema dell’origine e naturalmente portato all’acquisto di prodotto nazionale”.