Mattarella-Draghi allarme all’Ue: “Nessun dorma”, con i dazi punto di rottura

Mattarella-Draghi allarme all’Ue: “Nessun dorma”, con i dazi punto di rottura

Coimbra, 14 mag. (askanews) – “Nessun dorma”. Con il titolo dell’aria della Turandot di Puccini Sergio Mattarella si rivolge all’Unione europea per sollecitare una risposta “urgente” alle tante crisi che la attraversano, “stare fermi non è più un’opzione”, vale per la difesa, per la competitività, per l’energia, per le nuove tecnologie.

Il Presidente della Repubblica ne ha parlato concludendo i lavori del XVIII simposio Cotec a Coimbra in Portogallo, poco prima era intervenuto l’ex premier Mario Draghi con il quale il capo dello Stato è arrivato ieri da Roma. Ieri Mattarella ha ricevuto, con il re di Spagna Felipe VI, un dottorato honoris causa dalla prestigiosa e antichissima università di Coimbra.

Oggi l’ultimo intervento dei lavori del simposio dedicato alla competitività dell’Europa, è stata affidata, prima che ai tre fondatori, capi di Stato e reali di Italia, Spagna e Portogallo, proprio all’ex premier, autore del rapporto per la commissione. I toni di Draghi sono stati altrettanto forti nel disegnare il quadro geopolitico ed economico dell’Unione europea all’indomani dei dazi decisi dall’amministrazione Usa. “E’ azzardato credere che i nostri scambi commerciali con gli Stati Uniti torneranno alla normalità dopo una rottura unilaterale così grave delle relazioni, o che i nuovi mercati cresceranno abbastanza rapidamente da colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti. Se l’Europa vuole davvero ridurre la sua dipendenza dalla crescita statunitense, dovrà produrla da sé”.

Draghi ha ribadito che molte delle crisi attuali erano ampiamente annunciate, dall’energia alla difesa l’Ue si è mossa in ritardo sottovalutando la minaccia russa. L’ex premier va ripetendo da mesi che l’Europa deve muoversi autonomamente e più rapidamente, “ma gli eventi recenti – ha aggiunto oggi – rappresentano un punto di rottura, la delegittimiazione del WTO ha minato l’ordine multilaterale in un modo difficilmente reversibile”. Tutto questo pensando che più di 30 milioni di posti di lavoro sono sostenuti dalle esportazioni ci espone in particolare verso gli Usa, nostro maggiore mercato di esportazione. L’analisi di Draghi torna a battere sulla politica macroeconomica restrittiva applicata negli anni 2000 che ha ridotto drasticamente gli investimenti pubblici e represso la crescita dei salari, deprimendo di conseguenza la domanda interna. Ecco perchè per Draghi l’unica ricetta possibile per uscire da questo circolo vizioso sono gli investimenti. “L’emissione di debito comune dell’UE per finanziare la spesa comune è una componente fondamentale della tabella di marcia politica” e questo vale in “particolare per la difesa”, per fare in modo “che in Europa si spenda di più e che ciò contribuisca all’efficacia operativa e a una crescita economica più elevata rispetto a quanto avverrebbe altrimenti”.

La difesa è il tema che poco dopo svilupperà anche il capo dello Stato e che mostra “le conseguenze dell’inazione e delle ingiustificate ritrosie a procedere lungo il cammino dell’integrazione. Gli Stati membri ne discutono da oltre settant’anni”, è l’amara constatazione e “oggi siamo in ritardo, in rincorsa rispetto agli eventi e dobbiamo, di conseguenza, avvertirne l’urgenza”. La sintonia con Draghi riecheggia quando Mattarella fa notare che “i rischi dell’immobilismo sono ben identificati nel Rapporto Draghi come in quello Letta, sul futuro del mercato interno” perciò “occorre mettere in campo misure efficaci e allo stesso tempo ambiziose”. Quello che Mattarella invoca anche grazie alle riflessioni rilanciate oggi è “un’Europa rinnovata, più competitiva, più resiliente, più presente nello scacchiere internazionale. È una sfida epocale per il nostro continente, tanto più urgente se raffrontata a recenti evoluzioni negli equilibri mondiali”.

Altro nervo scoperto dell’Ue e citato in entrambi i discorsi è quello dell’energie e delle materie prime che vedono l’Europa in affanno e spesso divisa al suo interno: “ostaggio di interessi acquisiti radicati”, denuncia Draghi. E ancora: “la cooperazione per lo sviluppo di nuove tecnologie. Anche in quest’ambito l’Europa non può rischiare di restare al palo” avverte Mattarella sottolineando che “la mole degli investimenti e la robustezza dei meccanismi necessari a impiantare e tutelare solide industrie nascenti esigono cooperazioni su scala continentale”.

E’ una sfida impegnativa, ammette il capo dello Stato, che conclude il suo discorso con un messaggio di speranza: “senza sottovalutare la gravità della situazione, abbiamo il dovere – oltre che molte buone ragioni – di restare ottimisti. L’Unione si erge su solide fondamenta” e soprattutto dobbiamo “essere orgogliosi di questa ‘eccezionalità europea’” fatta di solidarietà, democrazia, diritti. Di nuovo in sintonia con Mattarella anche Draghi ha concluso il suo intervento ricordando: “I nostri padri fondatori ci hanno lasciato in eredità un’Europa di cui dobbiamo essere orgogliosi. Mentre valutiamo le debolezze dell’Europa attuale, dobbiamo cercare incessantemente la speranza nel suo futuro”.

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