
Merendine: un mercato da 1,4 mld euro che si ispira ai dolci internazionali
Milano, 13 mag. (askanews) – Sono un prodotto tutto italiano, figlio della capacità innovativa della nostra industria alimentare. Ormai più di 70 anni fa hanno iniziato a trasformare i dolci casalinghi in prodotti monoporzione, disponibili su larga scala, che oggi (dati NielsenIQ 2024) valgono quasi 1,4 miliardi di euro per un totale di 192 milioni di chili di venduti. Parliamo delle merendine, un prodotto unico a livello globale, che conta 28 milioni di consumatori. Parte integrante delle nostre abitudini alimentari, accomunano intere generazioni grazie anche alla capacità di rinnovarsi e di aprirsi a contaminazioni di gusto e di tradizioni.
Negli ultimi anni, infatti, l’industria ha lanciato sul mercato merendine che si ispirano ai dolci internazionali, mantenendo, tuttavia il know how italiano e la porzionatura classica da 35 grammi circa. Non è raro, dunque, passando davanti allo scaffale di un supermercato, imbattersi in interpretazioni dei waffle di origine belga, dei muffin o dei plumcake di tradizione inglese, fino ai pancake statunitensi. Passando per le merendine realizzate con il pan brioche, che rimandano ai nostri cugini d’oltralpe, o il croissant, che è oggi la merendina più venduta in Italia. A oggi, nel mercato delle merendine, convivono le tipologie più classiche, presenti a scaffale da oltre 50 anni con le più innovative: ogni anno, infatti, le aziende italiane lanciano sul mercato una media di 8-10 nuove merendine.
In media una merendina apporta dalle 110, nel caso delle più semplici, alle 190 chilo caloriem per quelle più ricche, in un percorso che negli ultimi 15 anni ha visto ridurre le porzioni – 35 grammi in media – ma anche l’apporto di grassi saturi (-20%), zuccheri (-30%) e calorie (-21%).
Ma quali sono i dolci nati all’estero che più frequentemente troviamo riprodotti sugli scaffali delle merendine? C’è sicuramente il waffle belga, che affonda le sue radici nel Medioevo quando un abate cistercense e un mastro forgiatore unirono le forze per creare un impasto con il miele da cuocere in una piastra di ghisa a forma di arnia. In francese medievale wafla e gaufra si traducono infatti con: miele, dolce, arnia. Passiamo al Plumcake, il cui nome deriva dal fatto che anticamente in Inghilterra si realizzava con le prugne (plum) secche. Nella sua versione tradizionale si tratta di un dolce di origine inglese a base di farina, uova, zucchero, burro e talvolta frutta secca o candita. Il pancake, invece, è un dolce tradizionale per la prima colazione nato nell’America settentrionale e, con molte varianti, in altre parti del mondo. Si tratta di frittelle simili alle crêpes, ma spesse circa 3-5 millimetri, generalmente accompagnate da sciroppo d’acero, confettura o burro d’arachidi. Diffusi anche i muffin, il cui termine fu utilizzato per la prima volta in Inghilterra nel 1703 scritto come moofin. Alcuni lo fanno derivare dal francese mouflet, che significa “soffice” come il pane, altri dal tedesco muffen, che significa “piccole torte”, forma con cui questi dolcetti si sono diffusi nel tempo. Il croissant, invece, porta con sé una lunga storia legata alle sue origini. Sarebbe nato nel 1638 a Vienna, durante un assedio alla città da parte degli Ottomani. Sembrerebbe che i viennesi, presi alla sprovvista, reagirono sbeffeggiando i turchi sulle mura della città, mangiando un tipo di pane al burro, il kipferl. Infine, una curiosità sul Pan di Spagna, con il quale vengono realizzate moltissime merendine. Come riportato nel suo nome, proviene chiaramente dalla penisola iberica ma è stato inventato da un italiano, il pasticcere genovese Giovan Battista Cabona.