6 italiani su 10 si sentono più sicuri nell’usare una lingua straniera a lavoro con il supporto dell’AI

6 italiani su 10 si sentono più sicuri nell’usare una lingua straniera a lavoro con il supporto dell’AI

Roma, 15 mag. (askanews) – In un mondo in cui il business è sempre più globale, le lingue possono rappresentare sia un ponte che una barriera. Per capire meglio come i professionisti italiani stanno affrontando le comunicazioni multilingue, DeepL, leader globale dell’IA linguistica, ha condotto una ricerca a livello nazionale, realizzata da YouGov nel mese di marzo 2025. Lo studio, informa una nota, ha coinvolto oltre 1.000 dipendenti e manager italiani e mette in luce il ruolo crescente dell’IA linguistica sul luogo di lavoro in Italia.

“Le lingue non dovrebbero mai rappresentare un ostacolo all’innovazione o alla crescita. In Italia si sta assistendo a una chiara richiesta di nuovi strumenti più evoluti e affidabili, che possano consentire ai lavoratori di comunicare e lavorare su scala globale”, ha dichiarato Jarek Kutylowski, CEO e founder DeepL. “Man mano che l’intelligenza artificiale linguistica si sviluppa, può diventare un alleato quotidiano, non solo per aiutare le persone a esprimersi, ma anche per consentire alle aziende di cogliere nuove opportunità su scala internazionale”.

L’AI effect: rende più sicuri e quindi più produttivi I risultati rivelano un cambio di mentalità: gli strumenti di traduzione basati sull’AI stanno emergendo come fattori abilitanti fondamentali per la produttività, la fiducia e l’espansione internazionale, in particolare tra i lavoratori più giovani e coloro che ricoprono ruoli di leadership.

Tra coloro che utilizzano strumenti di traduzione basati sull’AI, l’impatto è evidente: sei professionisti su dieci (60%) affermano di sentirsi più sicuri nel comunicare in una lingua straniera grazie all’AI. Inoltre, il 31% segnala un miglioramento della comunicazione interna, e uno su cinque (19%) attribuisce a questi strumenti un ruolo nel supportare l’espansione verso nuovi mercati.

Le lingue straniere sul posto di lavoro: un’abitudine, ma anche una sfida Quasi un lavoratore italiano su tre (29%) dichiara di utilizzare una lingua straniera sul posto di lavoro almeno una volta al mese. L’inglese è nettamente la lingua più utilizzata (92%), seguito a distanza dal francese (18%), dallo spagnolo (14%) e dal tedesco (5%).

La ricerca rivela uno spiccato divario tra i diversi ruoli: se il 49% dei manager usa regolarmente sul lavoro una lingua straniera, la percentuale scende al 26% tra gli altri dipendenti, il che indica un’importanza crescente delle competenze linguistiche con l’aumentare del livello gerarchico.

Le barriere, però, restano una sfida: il 34% dichiara difficoltà a comunicare con precisione a causa di limiti linguistici, e il 35% afferma che questi limiti ostacolano la loro capacità di lavorare in modo efficace. Tra i manager, la percentuale sale al 46%, segnalando che la complessità linguistica cresce con il livello di responsabilità.

Inoltre, per molti professionisti italiani, poter comunicare in altre lingue non è solo una competenza, ma una chiave d’accesso a diverse opportunità. Oltre il 72% degli intervistati ritiene che la conoscenza delle lingue straniere influenzi la crescita professionale: per il 37,5% è un fattore decisivo, mentre per il 34,5% è determinante per accedere ad alcuni ruoli specifici.

Il gap generazionale: la consapevolezza cresce con l’esperienza Il divario nelle competenze linguistiche non è solo un problema di comunicazione, ma viene considerato un vero e proprio rischio per il business. Il 46% dei professionisti intervistati ritiene che una comunicazione di scarsa qualità nei mercati esteri limiti la competitività del proprio business. E tra i manager, questa preoccupazione sale al 63%.

Anche i professionisti più giovani esprimono una maggiore sensibilità alla questione: circa la metà (49%) degli under 45 afferma che le difficoltà linguistiche limitano il potenziale globale delle loro aziende, contro il 44% degli over 45.

Adozione lenta e fiducia ancora da costruire Nonostante una crescente consapevolezza, l’uso dell’AI linguistica sul lavoro è ancora limitato. Più della metà (52%) dei professionisti italiani non ha mai utilizzato strumenti di traduzione basati su AI e solo uno su dieci afferma che la propria azienda offre accesso a strumenti di traduzione AI a pagamento.

Persiste infatti ancora un po’ di scetticismo e le resistenze riguardano soprattutto l’accuratezza (37%), la fiducia nei risultati (44%) e la privacy dei dati (21%). In altre parole, la fiducia è la prossima frontiera da conquistare, soprattutto per i più giovani e per le donne, che pongono maggiore attenzione alla qualità e all’affidabilità dei testi tradotti.

Il futuro della comunicazione a lavoro è multilingue e potenziato dall’IA Guardando al futuro, i lavoratori italiani dimostrano ottimismo. Oltre la metà (51%) ritiene che gli strumenti di traduzione basati sull’IA daranno alle aziende un vantaggio competitivo a livello internazionale, e uno su tre (32%) afferma che saranno un fattore chiave per il business nei prossimi cinque anni.

Questa fiducia riflette una tendenza globale più ampia: l’IA linguistica sta generando una crescita e un’efficienza sostanziali trasformando le risorse linguistiche in una risorsa strategica. Le aziende stanno sfruttando questi strumenti non solo per migliorare la comunicazione interna e la collaborazione esterna, ma anche per costruire connessioni interculturali più forti ed estendere la loro portata globale. Integrando l’IA linguistica con le competenze umane, le aziende stanno affrontando sfide di comunicazione urgenti e riducendo l’attrito dell’interazione multilingue.

Questa crescente consapevolezza sta già influenzando il comportamento dei consumatori: il 38% degli intervistati ha abbandonato un prodotto o un servizio perché non era disponibile nella propria lingua madre, dimostrando che l’accesso multilingue non è solo una questione lavorativa, ma un imperativo aziendale.

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